Lagerkvist Pär Fabian - 1933 - Il Boia by Lagerkvist Pär Fabian

autore:Lagerkvist Pär Fabian
La lingua: ita
Format: mobi
pubblicato: 1933-12-14T23:00:00+00:00

Il boia stava seduto immobile, lo sguardo grave fisso davanti a sé, fuori dal tempo, nel buio.

Era entrata molta gente, c'era un gran brusio e un viavai continuo, si sentivano voci e risate e un lontano tintinnare di bicchieri nella penombra; la sfera appesa al soffitto ruotava lentamente, proiettando un vago chiarore violaceo e verdastro; delle coppie ballavano scivolando verso il centro della sala al suono di una musica smorzata.

La danza proseguì nei passaggi tra i tavoli, estendendosi all'intero locale; donne in abiti chiari abbracciavano i loro uomini, gli occhi socchiusi; l'orchestra scandiva il ritmo martellante del jazz.

Passando, una bella donna formosa si girò sopra la spalla del suo cavaliere.

- Toh, guarda, c'è il boia, disse.

Ah, che interessante! La luce errava sulla folla brulicante, i tavoli s'illuminavano di un livido verde cadaverico, i camerieri correvano sudati in mezzo al brusio e alle grida, volavano tappi di champagne.

Un grasso signore con lo sparato della camicia sporgente si fece avanti con un cortese inchino.

- E' un grande onore vedere il boia tra noi, disse fregandosi affabilmente le mani e aggiustandosi poi il pince-nez davanti ai piccoli occhi penetranti.

Il ballo terminò e le coppie si dispersero tornando a sedere sorridenti ai tavoli.

- Sapete che c'è il boia?

- No! Davvero?

- Sì, è seduto là in fondo.

- Ah, questa sì che è chic! Un giovane dal viso infantilmente volitivo gli si avvicinò e scattò sull'attenti col braccio teso in aria.

HEIL! disse, irrigidendosi un attimo in quella posizione.

Poi si girò su se stesso, batté di nuovo i tacchi e ritornò al suo posto.

Si parlava e si rideva.

Entrò un pezzente e si aggirò per un po' fra i tavoli stendendo la mano ossuta e mormorando qualcosa, finché non fu messo alla porta.

Delle sgualdrine sedevano sorseggiando dai loro bicchieri.

- Accidenti se è elegante con quel vestito rosso, eh?

- Davvero!

- E che aria brutale!

- Ha l'aria di un magnaccia, secondo me.

- Ma no, sei pazza? E' un uomo di gran classe.

- E perché sta tutto il tempo seduto con la mano sulla fronte, eh?

- E cosa ne so io?

- Ha proprio CLASSE.

- Sì.

- Come credi che sia farlo con un boia, di'.

- Ah, voluttuoso, ti immagini? La musica riprese, ora languida, suonata da un'altra orchestra.

Le coppie tornavano a scivolare nella fluttuante luce azzurra, le braccia sottili si stringevano intorno alle spalle, gli occhi si chiudevano semisonnecchianti.

- Ci sarà qualcosa di particolare domani, dunque?

- Ah, non so, ma pare siano pieni di gente che pensano di eliminare.

Per me, facciano pure.

- Sì, niente di male.

Di gente al mondo ce n'è abbastanza, e di quella rispettabile e perbene.

Tanto sono sempre i migliori a sopravvivere, a questo c'è chi provvede.

- Ah certo.

Un maturo signore dall'aspetto marziale facendo schioccare le labbra, passò davanti al tavolo del boia, con incedere deciso.

- E' un'ottima cosa che si faccia ordine, signor boia! Il popolo deve imparare a stare al suo posto, per diavolo!

- Ma insomma! Noi abbiamo ordinato del secco e lei ci porta del semisecco! Ma che modi sono!

- Scusi, scusi...

- Sì, lo può ben dire.

Ma va' che servizio! E dopo averci fatto aspettare un'eternità.

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