L’ordine by Silva Daniel

L’ordine by Silva Daniel

autore:Silva Daniel [Silva, Daniel]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788830525740
editore: HarperCollins Italia


35

Zurigo

Erano le quattro e mezzo quando Gabriel arrivò a Zurigo. Raggiunse in taxi Paradeplatz, la piazza San Pietro del sistema bancario svizzero, e poi si incamminò lungo la sontuosa Bahnhofstrasse, in direzione della propaggine settentrionale dello Zürichsee, il lago. Una berlina BMW gli si accostò accanto sul General-Guisan-Quai. Al volante c’era Christoph Bittel. Calvo e occhialuto, sembrava l’ennesimo banchiere di ritorno a casa nei sobborghi sulle rive del lago dopo una lunga giornata passata a catalogare le ricchezze nascoste di sceicchi arabi e oligarchi russi.

Gabriel scivolò sul sedile del passeggero. «Dove eravamo rimasti?»

«L’uomo dell’identikit.» Bittel si infilò senza fretta nel traffico dell’ora di punta. «Mi dispiace aver impiegato tanto per stabilire il nesso. Sono passati alcuni anni dall’ultima volta che l’ho visto.»

«Come si chiama?»

«Estermann» disse Bittel. «Andreas Estermann.»

Come Gabriel sospettava, Estermann era un professionista. Aveva lavorato per trent’anni per il BfV, il servizio di sicurezza interno della Germania. Non era una sorpresa che il BfV avesse mantenuto legami stretti con il corrispettivo svizzero, l’NDB. All’inizio della carriera, Bittel si era recato a Colonia per ragguagliare le controparti tedesche su un’attività sovietica di spionaggio a Berna e a Ginevra. Estermann era stato il suo contatto.

«Al termine dell’incontro, mi invitò a bere un drink. Una cosa strana.»

«Perché?»

«Estermann non tocca alcol.»

«Ha un problema?»

«Di problemi ne ha tanti, ma l’alcol non è tra questi.»

Negli anni successivi al loro primo incontro, Bittel ed Estermann di quando in quando si erano imbattuti l’uno nell’altro, come tendono a fare i professionisti del settore segreto. Nessuno dei due era quello che si sarebbe potuto definire un uomo d’azione. Non erano spie, bensì poliziotti sopravvalutati. Conducevano indagini, scrivevano rapporti e presenziavano a innumerevoli conferenze la cui sfida principale consisteva nel tenere aperti gli occhi. Pranzavano e cenavano insieme ogni volta che le loro strade si incrociavano. Estermann spesso trasmetteva informazioni riservate a Bittel al di fuori dei canali normali. Bittel restituiva il favore quando ne aveva la possibilità, però sempre con l’approvazione dei suoi superiori, che consideravano Estermann una risorsa preziosa.

«E poi gli aerei si schiantarono contro il World Trade Center e le cose cambiarono. Soprattutto Estermann.»

«In che senso?»

«Era passato dal controspionaggio all’antiterrorismo un paio d’anni prima dell’11 settembre, proprio come me. Sosteneva di essere stato al corrente della cellula di Amburgo1 fin dal principio. Giurava che avrebbe potuto bloccare quell’attentato sul nascere, se i suoi superiori gli avessero consentito di fare il suo lavoro nel modo giusto.»

«C’era un minimo di verità?»

«Sul fatto che avrebbe potuto prevenire da solo il peggior attentato terroristico della storia?» Bittel scosse la testa. «Forse Gabriel Allon ci sarebbe potuto riuscire. Non certo Andreas Estermann.»

«In cosa cambiò?»

«Sviluppò un risentimento incredibile.»

«Nei confronti di chi?»

«Dei musulmani.»

«Al-Qaeda?»

«Non solo al-Qaeda. Estermann ce l’aveva con tutti i musulmani, specialmente con quelli che vivevano in Germania. Non riusciva a distinguere tra il jihadista oltranzista e il povero marocchino o turco venuto in Europa in cerca di una vita migliore. La cosa peggiorò dopo l’attentato ai danni del Vaticano. Perse il senso delle proporzioni. Mi risultava difficile tollerare la sua compagnia.»

«Però mantenesti i rapporti?»

«Siamo una piccola agenzia.



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