L’ultima indagine del Commissario by Davide Camarrone

L’ultima indagine del Commissario by Davide Camarrone

autore:Davide Camarrone [Camarrone, Davide]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788838930836
editore: Sellerio Editore
pubblicato: 2013-07-17T22:00:00+00:00


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Venerdì 26 maggio 1911

Andò come doveva: La Placa confermò che due biglietti di viaggio a nome di La Mantia Federico e Verso Carmela erano stati emessi, per il 18 maggio.

Se erano ancora vivi, i due, dopo essersi imbarcati, alla Cala, insieme ad un migliaio di emigranti e ad alcune decine di tonnellate di povere masserizie, si trovavano su un bastimento diretto a Buenos Aires.

Due settimane di navigazione. Due settimane per cambiar vita.

Ma tutti i venti, le correnti e le onde del Mar Mediterraneo e dell’Oceano Atlantico non avrebbero garantito quel che alcuni sconosciuti andavano cercando: non la sicurezza del poliziotto e della moglie, beninteso, ma un segreto da lasciar coperto ad ogni costo, anche sacrificando due persone che potevano squarciare il velo.

Sarebbe bastata una semplice lettera anonima, infatti, un memoriale a discarico spedito da una qualsiasi città del mondo, a precipitare ogni cosa nel disordine, nel caos.

Federico La Mantia era pur sempre uno sbirro, e di rara specie: avrebbe potuto lasciarsi condizionare da quello strano istinto autodistruttivo che prende il nome di onestà.

Ai due biglietti, però, non corrispondeva la trascrizione dell’imbarco sui registri. Accadeva spesso, disse La Placa, che gli addetti trascurassero di prender nota di chi saliva a bordo.

– A chi interessa dei siciliani che partono? Li portano a New York, e li riconoscono. Tu puoi entrare e tu no. Due righe in bianco non provano niente, Commissario.

– Niente, La Placa – disse il Cavalier Garbo, che in cuor suo non aveva mai abbandonato l’idea che fossero stati uccisi.

Il Commissario decise d’incontrare nuovamente Sua Eccellenza Giacosa: lo attese dinanzi al Dottore del Brodo, ed egli, puntuale, pochi minuti dopo le una, svoltò sul Cassaro, con un’andatura lenta, reggendo una borsa ed un bastone da infermo. Sembrava invecchiato, il Sostituto Procuratore, il viso tirato in una smorfia dolorosa che, alla sua vista, s’allungò in un sorriso nervoso.

– Buongiorno, Eccellenza.

– Buongiorno a voi, Commissario. Ha delle novità da raccontarmi, intuisco. Sapevo che sareste tornato a cercarmi. Vi aspettavo da tre giorni, oramai.

– Sono stati giorni difficili.

– Volete pranzare con me?

– Mi farebbe piacere.

– Non mi è accaduto nulla di grave – disse Giacosa, cogliendo uno sguardo e ancora una volta precorrendo i pensieri del Commissario. – Solo una vecchia frattura alla gamba che, di tanto in tanto, riappare, a tormentarmi. Una caduta da cavallo.

Si fecero strada tra gli ospiti, e il Commissario riconobbe la donna: da sola, stavolta. Il figlio, se lo figurò al suo Reggimento o partito per chissà quale destinazione.

Sedettero al solito tavolo, in permanenza riservato al Procuratore, ripetendo le ordinazioni della volta precedente.

Il Commissario esaurì in fretta l’aggiornamento sulle indagini e con il sostituto collimò i diversi frammenti della vita degli agenti uccisi in un meccanismo investigativo mancante alla fine di un solo decisivo ingranaggio. Rispondendo ad una domanda – a quale riservatissimo servizio, di polizia o spionaggio, i due erano stati assegnati, di recente? –, l’ingranaggio avrebbe funzionato ed essi avrebbero potuto rispondere anche alle domande successive: perché erano stati rapiti, o uccisi, e da chi?

– Non sono io la persona giusta, Commissario.



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