Le mie due guerre by Unknown

autore:Unknown
La lingua: ita
Format: epub
editore: La nave di Teseo +
pubblicato: 2019-03-25T16:00:00+00:00

La foto numero 19

Il pranzo di Natale è fissato da zio Beppe e zia Olga. Lì incontro Federica, la fidanzata di Paolo, figlio di Olga e Beppe, che è consigliera comunale (ora vicesindaco) a Borgaro. E anche con lei apro il libro delle mie sventure.

Mi racconta di avere una cara amica, deputata a Roma nelle file del PD , a cui si potrebbe raccontare questa storia. “È una vicenda scandalosa che merita l’attenzione della politica,” dice.

È pomeriggio inoltrato del 26 dicembre, Santo Stefano, quando ricevo la telefonata dell’onorevole Francesca Bonomo, giovane donna dalle idee chiare, “renziana” di ferro: “Si prenda mezz’ora,” mi dice, “e mi racconti tutto con calma.” In real­tà parlo con lei per ben due ore, uno sfogo interminabile, in cui infilo – in serie – fatti e circostanze di questo tsunami, di questo attacco che sto subendo dallo stato, con le sue leggi mussoliniane.

Pochi giorni dopo mi chiede di incontrarci. Cerchiamo insieme di individuare un percorso parlamentare che permetta alle seimila società italiane – partendo dalla mia – di uscire da questa situazione incredibile. Mi guardo bene dal riferirle qualsiasi cosa inerente alla ’ndrangheta. Mi è stato intimato, in sede di denuncia, di non parlare di ciò che ho raccontato ai carabinieri del ros.

Stabiliamo che, in accordo con le varie associazioni di categoria, tenteranno di far approvare dal parlamento un provvedimento legislativo di interpretazione autentica circa l’avvenuta abrogazione della legge di Mussolini a opera di Bersani, nel 1998.

È l’alba del 2014. Durante le vacanze di Natale, Alberto Goffi ha cercato di incontrare gli amministratori della Edirivoli per trattare con loro una transazione per la mia azienda, senza riuscire a ottenere nulla di proponibile.

La situazione si sta facendo sempre più cupa e, dopo l’Epifania, ricevo una telefonata da Gianfranco, maresciallo del ROS che ho conosciuto qualche anno prima in caserma, a Torino, in occasione della mia denuncia del 2011. Mi dice che vorrebbe incontrarmi per parlare con me.

Lo incontro nei locali del nostro cantiere di piazza San Carlo; con lui c’è il capitano Michele Fanelli. Torno a raccontare l’intera vicenda e noto in loro un’attenzione particolare, capisco che c’è qualcosa di strano nel loro atteggiamento. Mi congedano con due raccomandazioni. La prima, pienamente comprensibile: “Non parli con nessuno del nostro incontro.” La seconda, molto meno formale e più inquietante: “Faccia attenzione a ciò che potrebbe accadere intorno a lei.”

Li vedo scomparire nelle vie interne che conducono verso piazza Solferino e vengo assalito da un senso di angoscia – stato d’animo che mi accompagnerà per diversi anni e che ancora oggi avverto in certi momenti.

Il 18 febbraio è il compleanno di Barbara e io vengo invitato da Gianfranco in procura. Sono già diversi mesi che non guido: il mio accompagnatore si chiama Alessio, un geometra che è impiegato da ormai sette mesi in questa mansione; lui mi accompagna ovunque e ha l’ordine di portarmi e venirmi a prendere a tutti gli appuntamenti fuori studio. Alle quindici entro nell’ufficio del magistrato Roberto Sparagna, da cui uscirò spaventato come non mai alle ventuno dello stesso giorno.

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