L'elisir dei sogni by Silvia Cinelli

L'elisir dei sogni by Silvia Cinelli

autore:Silvia Cinelli [Cinelli, Silvia]
La lingua: ita
Format: epub
editore: RIZZOLI LIBRI
pubblicato: 2024-01-05T12:00:00+00:00


36

Milano, febbraio 1890

Stupido. Ecco cosa sei, Davide Campari: nient’altro che uno stupido.

In piedi davanti alla finestra, osserva la città intirizzita sotto uno strato di brina e dentro di sé si maledice perché di quello stupido lei si è innamorata e non una volta soltanto. I ricordi continuano a girarle in testa come la ruota di un mulino.

Cinque anni prima, la sera della festa. Lui era energico, selvatico, euforico, ed è stato allora che è successo. Lo ha visto in mezzo alla folla che si accalcava nel Caffè, con la camicia sbottonata e il torace quasi nudo, i capelli rossi che gli ricadevano sulla fronte, una forza vitale che gli tendeva i muscoli sotto la pelle, e tutt’a un tratto si è sentita perduta. All’inizio non aveva voluto credere ai segnali del proprio corpo: non era possibile che Davide le facesse quell’effetto, lo aveva visto nascere, lo considerava da sempre come un fratello più piccolo, qualcuno verso cui esercitare il suo senso materno.

Ma per tutta la sera le era rimasto quel senso di vuoto nella pancia. Come una fame piacevole, che non chiedeva di essere saziata. E quando lui l’aveva baciata, quella fame era esplosa in un desiderio vorace, che aveva fatto fatica a dominare. Diamine, se se ne vergognava. Solo poco prima era qualcosa di lontanissimo e impensabile, e all’improvviso non anelava altro che quelle mani e quelle labbra.

Quell’insolente di un ragazzino, come si permetteva di farla sentire così? Eccitata, viva come non era mai stata. Ovviamente non aveva potuto dirglielo. Era rimasta abbottonata, non era una sciocca né un’illusa. Vai, Davide Campari, fai pure la tua vita, gli aveva detto, vedremo cosa succederà.

E infatti lui si era perso poco dopo. Parigi: figuriamoci se un ragazzo di diciott’anni non se ne sarebbe lasciato confondere... Lei c’è stata una sola volta e ne ha vista una minima parte, ma, insomma, ha presente di cosa si tratta. Quando lui era sparito nella Ville Lumière e aveva smesso di scriverle, la vergogna l’aveva travolta di nuovo, insieme alla rabbia e all’autocommiserazione. Si era presa letteralmente a schiaffi davanti allo specchio per essere stata tanto ingenua. Lei, una donna. Matura, posata, responsabile.

Davide però una cosa buona l’aveva fatta: le aveva insegnato a rompere gli argini. Se non si fosse sentita così forte e impetuosa, forse non avrebbe mai osato disobbedire a suo padre e non sarebbe mai andata a conoscere la sua eroina. Alla Cucina per gli ammalati poveri, Alessandrina Ravizza l’aveva squadrata per pochi secondi e le aveva subito messo un mestolo in mano. Lei che in casa non era tenuta nemmeno a sparecchiare la tavola, che usava le mani per suonare il pianoforte – malissimo, peraltro – o per sfogliare libri, si era trovata a servire vecchi, malati e disperati, come l’ultima delle sguattere. E anche stavolta aveva avuto la riprova che uscire dagli schemi, sovvertire l’ordine, era la cosa migliore che potesse capitarle. Era arrivata con un mucchio di idee astratte sulle disuguaglianze sociali, sull’emancipazione femminile, sui rapporti di potere, e aveva avuto la sua catarsi riempiendo ciotole di minestra.



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