L'emigrazione italiana negli Stati Uniti by Matteo Pretelli;

L'emigrazione italiana negli Stati Uniti by Matteo Pretelli;

autore:Matteo, Pretelli; [Pretelli, Matteo ]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Storia, Demografia, Sociologia, Universale Paperbacks il Mulino
ISBN: 9788815359926
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2020-08-15T00:00:00+00:00


Conservatorismo e anticomunismo

La forte spinta all’americanizzazione degli anni della guerra spinse molti italoamericani ad adottare forme di conformismo e conservatorismo che si protrassero fino agli anni della guerra fredda. Sulla scia dei recenti eventi bellici e del ruolo svolto dagli americani per la liberazione dell’Italia, alle elezioni presidenziali del 1948 l’elettorato italiano confermò il proprio voto democratico sostenendo il candidato Harry Truman [Luconi 2000a]. Ciononostante nel corso degli anni Cinquanta gli italoamericani spostarono in parte il proprio voto verso destra, tanto che alle presidenziali del 1952 e del 1956 il repubblicano Dwight D. Eisenhower ottenne a livello nazionale poco meno della metà dei loro suffragi. Questo orientamento si evince anche dal sostegno che gli italoamericani offrirono al senatore repubblicano Joseph R. McCarthy e alla sua «caccia alle streghe». McCarthy si fece campione di una campagna di denuncia di presunte infiltrazioni di comunisti nel governo federale e in ogni settore del mondo sociopolitico statunitense. Sebbene le accuse del senatore fossero in buona parte infondate e non basate su prove tangibili, esse contribuirono a instaurare un clima di terrore in cui era assai semplice finire nell’occhio del ciclone per presunte simpatie marxiste. In quest’atmosfera gli italoamericani sostennero strenuamente le crociate di McCarthy come strumento di affermazione e legittimazione del proprio americanismo. Anche il viscerale anticomunismo espresso dalla Chiesa cattolica statunitense divenne funzionale agli italiani per legittimare la propria fedeltà alla bandiera americana, mentre in questo periodo il residuo radicalismo italiano negli Stati Uniti uscì definitivamente smantellato dalla «caccia alle streghe» [Luconi 2002c].

L’anticomunismo caratterizzò fortemente anche i rapporti degli italoamericani con l’Italia. Dopo il ritorno del paese fra il novero delle democrazie, da oltre oceano si portarono avanti campagne lobbistiche affinché le colonie africane prefasciste rimanessero alla madre patria e questa firmasse un trattato di pace non particolarmente punitivo. Inoltre, si sostenne lo stanziamento di ingenti fondi dei programmi United Nations Relief and Rehabilitation Admnistration (Unrra) e «Piano Marshall» a favore della ricostruzione dell’Italia, così come l’ingresso del paese nell’alleanza militare atlantica della Nato. Per l’Order Sons of Italy in America il trattato di pace, che non assegnò Trieste all’Italia, risultava particolarmente deludente, tanto che secondo il giudice Eugene V. Alessandroni – allora portavoce dell’ordine – si lasciava l’Italia settentrionale «alla mercé» di Tito e dei 2,5 milioni di comunisti guidati da Palmiro Togliatti [Biagi 1961].

L’ingerenza degli italoamericani nella politica italiana fu evidente soprattutto in occasione delle elezioni politiche italiane del 1948 [Miller 1983]. Con il sostegno della Casa Bianca e del dipartimento di Stato, le comunità italiane si mobilitarono in una campagna che permise l’invio di circa un milione di lettere in cui si invitavano parenti e amici in Italia a votare in chiave anticomunista a favore della Democrazia cristiana e dei suoi alleati moderati. Associazioni come l’Order Sons of Italy in America e «Il Progresso Italo-Americano» di Generoso Pope furono fra i principali fautori di questa campagna. Insieme a «prominenti» dal passato filofascista, riciclatisi in chiave anticomunista, Luigi Antonini e il suo Italian American Labour Council si adoperarono per la ricostruzione postbellica dell’Italia e per prevenire il successo elettorale dei comunisti.



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