Lettere di Mademoiselle Aïssé a Madame C… by Benedetta Craveri

autore:Benedetta Craveri [Craveri, Benedetta]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Adelphi
pubblicato: 2019-12-04T23:00:00+00:00

XXIII

Parigi, 17 novembre 1729

Mi avete chiesto un resoconto esatto del mio ritorno a Parigi e del mio soggiorno a Sens. Ho trovato la piccola molto cresciuta, ma assai pallida. Il suo viso è nobile, ed è ben fatta; ha i più begli occhi che abbiate mai visto, l’aria delicata. È intelligente, dolce, assennata, ma è di una distrazione inaudita, ha carattere e cuore a volontà. Credo, senza preconcetti, che sarà una buona persona. La povera piccola mi adora: la sua gioia nel vedermi fu tale che per poco non svenne. Potete immaginare tutto quello che provai nel vederla: un’emozione vivissima, tanto più che dovevo nasconderla. Mi disse cento volte che per lei il giorno del mio arrivo era un giorno davvero felice. Non riusciva a staccarsi da me; eppure, non appena la congedavo, se ne andava molto docilmente; ascoltava i miei consigli e sembrava sforzarsi di trarne profitto. Non cercava di giustificarsi per le sue mancanze, come fanno i bambini. Ahimè! quando sono partita la povera piccola era in preda a un tale dolore che non osavo guardarla, tanto mi commuoveva: non riusciva a parlare. Conducevo via con me la badessa per andare a far visita a Madame de Bolingbroke, che si trovava a Reims, dove si era sentita molto male, e di lì aveva l’intenzione di andare a Parigi. Tutto il convento era in lacrime per la partenza della badessa, e la povera piccola diceva: «Io, signore, sono dispiaciuta come le altre di vedervi andare via; ma credo che sia necessario, e che Madame de Bolingbroke sarà contenta di vedervi e che la vostra visita le farà del bene: e questo mi consola un po’ della vostra partenza». Poi alla povera piccola mancò il respiro. Si sedette su una sedia, perché non aveva la forza di reggersi in piedi, mi abbracciò e mi disse: «Mia buona amica, che contrattempo terribile! perché altrimenti sareste rimasta più a lungo. Io non ho né padre né madre: siate voi mia madre, ve ne prego: io vi amo come se lo foste». Mia cara signora, potete immaginare l’imbarazzo che mi causò questo discorso; ma mi sono comportata molto bene. Sono rimasta per quindici giorni, durante i quali sono stata colpita da un attacco del mio reuma: mi sono paralizzata in tutto il corpo. Lei non mi ha lasciata per due giorni. È rimasta al mio capezzale per cinque ore d’orologio, rifiutandosi di lasciarmi; mi leggeva per distrarmi, poi mi intratteneva fin quando non mi assopivo un momento. Non osava nemmeno respirare per paura di svegliarmi. Una persona di trent’anni non sarebbe stata capace di maggiore attenzione. Mademoiselle de Noailles voleva che andasse a giocare con lei: la pregò di dispensarla, perché non voleva lasciarmi. Insomma, signora, sono persuasa che, se avesse la fortuna di conoscervi, voi l’amereste molto. Madame de Bolingbroke vuole condurla con sé e prendersi cura del suo futuro, cosa che affligge terribilmente chi sapete, e lo rende pazzo. Non posso esprimervi la sua gioia per il mio ritorno: ha fatto e detto tutto quello che può far fare e dire la foga di una passione violenta.

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