Liberi di scrivere by Patrizia Delpiano;

Liberi di scrivere by Patrizia Delpiano;

autore:Patrizia Delpiano; [Delpiano, P.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Quadrante Laterza
ISBN: 9788858119839
editore: edigita
pubblicato: 2015-01-15T00:00:00+00:00


1. Radicali, prudenti, moderati

La cosiddetta crisi della coscienza europea coinvolse pienamente l’Italia. Certo, i classici del libero pensiero europeo non furono tradotti in italiano nei primi decenni del secolo, e finirono peraltro all’Indice dei libri proibiti. Non v’era però bisogno di traduzioni perché i letterati li conoscessero, per lo più in versione francese. Alcuni di loro, almeno, erano inseriti nei circuiti intellettuali europei: leggevano periodici quali le varie «Bibliothèques» di Jean Le Clerc, che riportavano per esempio le discussioni fra newtoniani moderati e radicali, e il «Journal littéraire», sorto all’Aja nel 1713, cui collaborarono pensatori come il monaco Celestino Galiani. Fu attraverso questa rete di contatti che a Roma approdarono le opere sulla libertas philosophandi edite Oltralpe. Tra queste, A Discourse of Free-thinking (1713) di Collins, condannato all’Indice nel 1713 e la cui citata traduzione francese del 1714 circolava a Roma tre anni dopo350.

I progetti di rinnovamento intellettuale furono molteplici nella prima metà del XVIII secolo, e riguardarono vari centri della penisola, da Napoli a Roma, da Firenze a Venezia a Torino (attraverso una riorganizzazione dell’Università che avrebbe costituito un modello avanzato sulla strada delle riforme). Dietro il problema dei rapporti tra scienza e religione stava quello più generale della libertas philosophandi e dei limiti da porre all’esercizio della ragione. Il confronto con le forze della reazione lasciò però sul terreno non poche vittime, a partire dagli ateisti napoletani, il cui lungo processo si concluse con una pubblica abiura nel 1697351. I radicali favorevoli al libero pensiero furono sconfitti: da Alberto Radicati di Passerano, che – falliti i progetti di riforma in direzione anticlericale proposti a Vittorio Amedeo II – si allontanò dalla penisola, nel 1725, in esilio volontario352, a Pietro Giannone, sacrificato sull’altare del concordato tra Carlo Emanuele III e la Santa Sede e morto nelle carceri sabaude nel 1748353. E, ancora, da Antonio Conti, tra i collaboratori del «Giornale dei letterati» di Venezia e fautore di una concezione laica della cultura, la cui vicenda intellettuale finì con un processo, a Giovanni Alberto De Soria, docente all’ateneo di Pisa, costretto a ritrattare la sua lettura materialista del newtonianesimo negli anni Quaranta354. Sul fronte degli irrequieti, va segnalata la rinuncia alla natura pubblica della pratica intellettuale. Esemplare è il caso di Galiani, tra i cattolici illuminati che nella Roma di inizio secolo si mossero verso una conciliazione tra ortodossia e apertura alla scienza moderna: fin dal 1711, in seguito ai guai con l’Inquisizione, costui decise di affidare le sue idee alla sola tradizione manoscritta355. Gli sforzi di rinnovamento non ebbero il successo sperato: ridotti al silenzio furono sia gli anticlericali in odor di deismo e ateismo sia i cattolici aperti al nuovo, non certo sfacciati liberi pensatori, ma semmai uomini segnati dal dubbio, spinti alla ricerca di alternative al sapere dogmatico tridentino.

Se si mira ad analizzare il carattere pubblico della riflessione intellettuale, va sottolineata la fortuna di un altro autore, collocato in sede storiografica, con varie sfumature, tra i cattolici illuminati: Ludovico Antonio Muratori, che fin dal 1702-1703, rivolgendosi ai



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