Lincredibile storia dei faraoni by Cristiana Barandoni

Lincredibile storia dei faraoni by Cristiana Barandoni

autore:Cristiana Barandoni [Barandoni, Cristiana]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Newton
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Hatshepswt, una donna sul trono d’Egitto

Salute a te, re dell’Egitto,

sole femmina che brilli come il disco solare.33

Di lei si è detto e scritto di tutto ma cosa sappiamo realmente di questa regina che fu uno dei sovrani più importanti della civiltà egizia? Di certo dovette essere una donna dal carattere fortissimo che si lasciava poco impressionare dal potere esercitato dagli uomini (e dovette averne, di coraggio, visto che la società egizia di allora era decisamente maschiocentrica!).

Stando alle fonti Hatshepswt era sia matrigna che zia di Thutmosis III quindi aveva idealmente i requisiti necessari per poter affrontare il delicato problema di discendenza: il principe non era in grado di salire al trono per cui la coreggenza sembrava la soluzione più adatta. Non dobbiamo però pensare a uno scenario in cui lei prese il potere di forza, è ovvio che non poté fare un passo così decisivo senza avere l’aiuto di buona parte dell’entourage reale; purtroppo però ancora oggi non sappiamo esattamente come si svolsero i fatti. Perché la sua incoronazione potesse essere accettata universalmente, Hatshepswt ricorse a un ulteriore stratagemma: realizzò un grande progetto iconografico di propaganda all’interno del suo tempio funerario per mezzo del quale ribadì la sua discendenza divina. Chi avrebbe osato contraddire ciò che le divinità avevano deciso? Entrando nel portico settentrionale ci si trova di fronte a una scena che lascia poco spazio all’immaginazione: il racconto della nascita della regina quale concepimento divino. Benché raro, dal punto di vista storico non era un dato insolito che una donna salisse al trono: ricordiamo ad esempio il regno lampo di quattro anni della regina Nefrusobek, ultimo “re” della XII Dinastia, salita al trono perché alla sua morte il fratello Amenemhat IV non aveva lasciato eredi; la regina però non indossò mai la pschent (la doppia corona) come invece fece superbamente Hatshepswt. Nacque forse in questo contesto la leggenda, mai realmente approfondita dagli studiosi, della necessità per lei di doversi comportare come un uomo, indossando abiti maschili e finanche facendosi rappresentare con la barba. Esistono monumenti, sebbene molto rari, nei quali la regina è ancora rappresentata con abbigliamento femminile ma la stragrande maggioranza dei suoi ritratti ribadisce l’esigenza per lei di avvicinarsi, quanto più possibile, a quella che era ritenuta l’unica iconografia reale autentica: quella maschile.

Se vogliamo avere un’idea di ciò che realizzò Hatshepswt possiamo entrare nello speos Artemidos (o Artemis) il santuario rupestre di Benī Ḥasan che fece costruire per onorare Pakhet, divinità femminile raffigurata con il corpo di una donna e la testa di una leonessa. Il tempio, scavato nella roccia, ha un monumentale portico di ingresso composto da quattro pilastri quadrati, le cui facce interne sono decorate da statue osiriache di notevoli dimensioni. Entrati nel portico ci si trova in un ambiente con pareti finemente decorate da iscrizioni e scene di culto; sulla parete di fondo una porta conduce alla parte più intima del santuario, la stanza del culto nella quale venne ricavata una grande nicchia che forse un tempo ospitò la statua della dea. Oltre all’innovazione



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