Lo strano caso del maestro di violino [Giallo Italia] (Newton Compton 2021-07) by Alessandra Carnevali

Lo strano caso del maestro di violino [Giallo Italia] (Newton Compton 2021-07) by Alessandra Carnevali

autore:Alessandra Carnevali [Carnevali, Alessandra]
La lingua: eng
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Capitolo 22

Anche Maurilio Scozzafava fu perfettamente d’accordo con Adalgisa nell’individuare in Filippo Acquacheta il perfetto sospettato dell’omicidio Capoccetti.

La morte del maestro di violino coincideva con la scomparsa di Filippo da Rivorosso Umbro. Il movente era plausibile, soprattutto per un personaggio inquieto come il giovane Acquacheta. Continuavano a non esserci prove o tracce della sua presenza sulla scena del crimine, ma almeno ora avevano una direzione in cui indagare più a fondo.

«Dobbiamo diramare una foto del sospettato a tutte le centrali di polizia e anche all’Interpol, nel caso avesse attraversato i confini italiani…», suggerì il funzionario.

«Ho già telefonato allo zio del ragazzo e gli ho chiesto l’autorizzazione a diramare un comunicato di persona scomparsa. Sta per mandarmi una foto recente di Filippo per email. Appena la ricevo te la giro», lo informò la Calligaris.

«Convocherò anche qualche giornalista, se sei d’accordo», fece Scozzafava.

«Ottima idea, farò altrettanto con la cronaca locale».

Si congedarono, dandosi appuntamento per il giorno dopo.

L’email con la foto di Filippo Acquacheta non tardò ad arrivare nella casella di posta del commissario. L’immagine scelta dallo zio Fortunato era un primo piano a colori. Sullo sfondo la distesa di ulivi della tenuta di famiglia. L’espressione del ragazzo dai capelli rossi parve a Adalgisa ancora più mite di quanto non le fosse sembrata quel giorno in cui avevano parlato in commissariato. Il suo sguardo emanava una profonda tristezza e ora al commissario era decisamente più chiaro il perché.

Giusto il tempo di girare l’email a Scozzafava, che nel suo ufficio piombò Angiolo Castoro. Indossava occhiali scuri, un cappotto nero col bavero alzato e un cappello di feltro grigio.

«E chi sei? Greta Garbo?», gli chiese Adalgisa ridendo.

«Non prendermi in giro, sono a pezzi», piagnucolò Angiolo, crollando affannato sulla sedia davanti alla scrivania del commissario. «Non ho dormito mai, stanotte».

«Non dirmi che non è tornato…».

«È tornato, è tornato. Alle quattro. Ubriaco come una cucuzza», gemette Castoro, sfilandosi gli occhiali e svelando gli occhi arrossati di chi doveva aver pianto molto.

Adalgisa chiese se voleva un caffè. Angiolo fece di no con la testa.

«E ti ha detto dove è stato? Cosa ha fatto?»

«Macché, è crollato svenuto sul letto e ancora dorme. Sono venuto via sennò lo ammazzavo».

«Se proprio lo devi far fuori, fallo quando tornate in Spagna. Non mi va di arrestarti con le mie mani», disse Adalgisa.

Castoro tirò fuori dalla tasca la bottiglietta del collirio e se ne spruzzò un paio di gocce per occhio: «Mentre lo aspettavo stanotte, dopo la telefonata con te, ho chiamato una sua vecchia amica a Barcellona. Lo sai che mi ha detto?»

«No, che ti ha detto?»

«Che Ramon, quando era molto giovane, è stato fidanzato con una ragazza…».

«Ahia!», commentò la Calligaris.

«Eh, appunto. Ahia!».

Adalgisa osò: «Vuoi dire che la sarta conterranea gli ha risvegliato l’altra sponda?».

A quella domanda Angiolo riprese a piangere come una fontana e non riuscì nemmeno a spiccicare una parola.

Adalgisa gli tese un pacchetto di fazzolettini di carta nuovo di zecca che aveva sulla scrivania. Castoro lo ghermì con mano rapace e ne strappò l’involucro di plastica, poi rumorosamente si soffiò il naso e rinfilò gli occhiali scuri: «Ora torno in albergo e lo sveglio.



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