Locos por el futbol by Carlo Pizzigoni

Locos por el futbol by Carlo Pizzigoni

autore:Carlo Pizzigoni [Pizzigoni, Carlo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Sperling & Kupfer
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


«Somos entro las cuatros mejores. ¡Uruguay nomà!» ha gridato a squarciagola il telecronista uruguagio quando la palla calciata da Abreu è finita in rete, e ha chiuso la sua frase con una specie di slogan nazionale, che potremmo tradurre con un «solo Uruguay». La semifinale contro l’Olanda, giocata senza Suárez, è stata persa, ma Montevideo e tutto l’Uruguay hanno accolto i ventitré della Celeste come eroi, celebrando altresì il miglior giocatore di quella competizione proclamato dalla FIFA: Diego Forlán. È tornato lo spirito dei padri, è tornata la vera garra charrúa. E non si è fermata qui. Nella Copa América successiva è tornato anche il successo in una competizione internazionale: l’Uruguay si è portato a casa per la quindicesima volta (record assoluto) il trofeo.

Ulteriore soddisfazione, la vittoria dai vicini dell’Argentina, da cui spesso sono considerati poco più di una provincia. Dopo la partita un giornalista locale ha chiesto a Luis Suárez di spiegare a tutta l’America come un Paese così piccolo, con appena tre milioni di abitanti, possa avere una bacheca così fornita con ben quindici trofei continentali, oltre a due mondiali (ma gli uruguagi hanno ottenuto le quattro stelle sul petto dalla FIFA, che riconosce come le medaglie d’oro olimpiche del 1924 e del 1928 siano da considerare come due mondiali, visto che allora la competizione intercontinentale non era ancora nata).

Suárez non ha citato la poesia conciliante di Mario Benedetti, il genio charrúa dei versi, ma ha risposto al giornalista: «Perché noi non abbiamo due palle. Ne abbiamo tre!»

L’Uruguay è tornato a essere il vero Uruguay. E il Paese ha vissuto anche dell’interesse che tutto il mondo ha riposto in José «Pepe» Mujica, presidente fino al marzo 2015, vera e propria icona popolare la cui ammirazione trascende i confini uruguagi. Ex combattente dei tupamaros, il movimento terrorista degli anni Sessanta, nato nei momenti bui del Paese, Mujica è diventato il presidente più popolare del globo, coi suoi modi semplici, il suo maggiolino scarcassato, la sua partita di carte al bar e una voglia matta di dire a tutti che i privilegi dei potenti non hanno ragione di esistere. Ha trovato il tempo anche per insultare i parrucconi della FIFA, colpevoli a suo dire di avere ingiustamente squalificato Luis Suárez dopo il celebre morso dato a Chiellini durante Brasile 2014, dove l’Uruguay, inserito nel girone più complesso insieme a Inghilterra e Costarica, è riuscito comunque a superare il turno.

In un discorso al popolo, «El Maestro» Tabárez, uno dei grandi artefici della rinascita, ha urlato al mondo la sua verità, che è la filosofia di vita di un maestro nonché il manifesto di un Paese che rappresenta alla perfezione un continente in cui il fútbol è qualcosa di magico e profondo, che va ben oltre il campo da gioco e tocca l’anima.

«El camino es la recompensa», nel cammino c’è la ricompensa, dice «El Maestro».

Prima di aggiungere, con la garra charrúa che vibra feconda dentro di lui: «¡Uruguay nomà!»



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