L'ora buca by Valerio Varesi

L'ora buca by Valerio Varesi

autore:Valerio Varesi [Varesi, Valerio]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Frassinelli
pubblicato: 2020-09-10T12:00:00+00:00


23

Gina mi ha telefonato qualche ora dopo. Per un po’ ho udito solo il suo respiro e un grande imbarazzo.

«Mi è costato molto», ha cominciato.

«Perché mi hai mandato via?»

«Non eri sincero. E poi quella voce! Non avresti dovuto chiamarmi per nome, è stato uno sbaglio. Quando Giovanni mi tradiva lo capivo dalla voce. Forse avevi ancora addosso l’afrore di quell’altra.»

«Che assurdità!» ho esclamato sforzandomi di entrare nella parte ricordandomi tuttavia che avevo parlato senza la mediazione degli strumenti e dunque Gina non aveva riconosciuto la tonalità del marito.

«Ti conosco. Ho capito tutto dal tuo passo sulle scale. Credi che non avrei riconosciuto... Eri titubante, appagato, non c’era desiderio. Nemmeno prima di venire da me ti astieni», ha concluso in un preludio di pianto.

«Nessun tradimento», ho replicato con decisione, «ero solo preso da un certo turbamento... In questi casi...» ho finito per impappinarmi come uno studentello.

Ho udito un accenno di risata: «Ti ringrazio per la sincerità», ha ripreso lei comprensiva. «Nei tuoi panni anch’io avrei reagito così. Sono una sciocca a darti certe colpe.»

«Invece spesso hai ragione», ho detto rinfrancato, «sai che sono tutt’altro che perfetto, ma ti voglio bene. E poi anche tu con Renzo...»

Era un continuo oscillare dentro e fuori dalla parte, un andirivieni di finzione e consapevolezza.

«Renzo...» ha ripetuto lei con aria vagante lasciando tutto sospeso. «Il fatto è che ho avuto paura» ha aggiunto cambiando argomento.

«Anch’io, tanta», ho detto.

«Sai cosa vuol dire tutto questo?»

«Ciascuno ha la propria paura.»

«Vuol dire», ha proseguito lei, «che ci avevo creduto. Almeno per un po’ ho pensato che fossi tornato.»

«Lo sono, Gina», ho mormorato dolcemente.

«Sei molto caro e affettuoso», ha risposto con altrettanta dolcezza. «Chiunque tu sia, anche se non ti conosco», ha concluso.

«Sono Giovanni», ho ribadito. «Devi convincertene.»

«Forse col tempo», ha bisbigliato vaga. «Tendiamo tutti a sostituire le persone care. Sono solo i nostri desideri a contare e gli altri uno schermo su cui li proiettiamo.»

«Vuoi dire che non possiamo mai uscire dalla prigionia di noi stessi?»

«No, Giovanni, mai», ha detto lei. «Ma per quel che riguarda questa nostra buffa vicenda, potrà essere forse un vantaggio.»

«Tu non vuoi evadere, l’essere inespugnabile ti rassicura.»

Ho udito una sommessa risata.

«Pur desiderando l’altro ciascuno rimane legato indissolubilmente alla propria sorte», ha sussurrato. «Ci possono essere interessi comuni, ma mai un’intimità condivisa. Nessuno potrà mai soccorrerti completamente.»

Per la prima volta da quando conversavo con Gina, non sono riuscito a replicare. Nemmeno facendo appello a quella parte che dovevo recitare benché mi sollevasse dal credere in ciò che dicevo. Mi aveva ridotto al silenzio con parole che aderivano al mio pensiero quasi ne fossero l’epidermide. Cosa si può replicare a chi riproduce il tuo sentire?

«Potrò tornare a trovarti?»

Gina non ha risposto subito. «Vedremo», ha detto dopo un po’. «Quando riuscirò a ritrovare un briciolo di inconsapevolezza.»

Dopo aver riattaccato ho ricevuto gli indirizzi da Tomassoni. Erano semplici indicazioni con la via, il numero e l’interno a cui avrei dovuto rivolgermi. Un posto era a Milano e l’altro in un luogo che non conoscevo e doveva essere molto piccolo.



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