L'origine del male by Ellery Queen

L'origine del male by Ellery Queen

autore:Ellery Queen [Queen, Ellery]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-12-15T07:51:01+00:00


10

Keats fermò la macchina a pochi metri dalla cassetta per le lettere di ca-sa Priam e i due si incamminarono lentamente, esaminando attentamente la strada. Vi era una quantità infinita di impronte per terra; impossibile deci-frare qualche cosa. Vicino alla cassetta delle lettere trovarono molte impronte di tacchi femminili. E questo era tutto.

Lo sportello era aperto e la cassetta vuota.

Si diressero verso casa. Keats non suonò il campanello né bussò; la cameriera, che evidentemente attendeva, si affrettò a chiudere la porta alle loro spalle.

— La signora ha detto di salire in camera sua — bisbigliò la ragazza e diede un’occhiata alla porta di Roger Priam, che era chiusa. — E raccomanda di non far rumore perché lui ha l’orecchio fine.

— D’accordo — disse Keats.

Muggs si avviò in punta di piedi. I due uomini rimasero fermi fino a che lei scomparve, poi salirono al piano di sopra cercando di appoggiarsi alla ringhiera.

Nello stesso momento in cui raggiunsero il pianerottolo, una porta si a-prì. Entrarono.

Delia Priam chiuse la porta con precauzione e vi si appoggiò contro. Indossava calzoncini corti molto aderenti e una sottile fascia le cingeva il petto. I bei capelli neri cadevano in disordine. Era a piedi nudi, si era tolte le scarpette dal tacco alto. Le persiane erano chiuse: al buio i suoi occhi brillavano.

Ellery la guardò a lungo, deliberatamente.

— Salve, Ellery. — La donna ora sembrava sollevata.

— Salve, Delia. — Nella sua voce non v’era niente, assolutamente niente.

— Non credete che sarebbe meglio vi vestiste un po’ di più, signora Priam? — disse Keats. — In un altro momento vedervi così sarebbe un ri-levante privilegio e un piacere, ma ora stiamo lavorando. Così, credo non riuscirei a pensare.

Delia fece solo una specie di smorfia. — Ero in terrazza a prendere il so-le. Mi rincresce molto. — Sembrava arrabbiata e un po’ perplessa.

— Niente di male, Delia — disse Ellery. — Questo è a tutto vantaggio degli spettatori.

Lei gli lanciò un’occhiata rapida. Una ruga le apparve tra le sopracciglia.

— C’è qualcosa che non va, Ellery?

L’investigatore la guardò.

Delia impallidì, si toccò con le mani le spalle nude e, passando davanti a loro, corse nel suo spogliatoio sbattendo la porta.

— Sgualdrina — disse Keats con tono pacato, e prese di tasca una sigaretta.

Ellery si guardò intorno. La camera era sovraccarica di pesanti mobili spagnoli, alle pareti grandi arazzi riproducevano masse di fiori tropicali. Il copriletto era un pezzo di stoffa polinesiana rossa e sgualcita. Vi erano cu-scini e guanciali di strane forme e dimensioni, ammucchiati sul letto. Enormi majoliche; riproduzioni di Gauguin e sopra il letto un grande crocifisso nero di ferro dall’aria antica. Nicchie erano sparse qua e là colme di ceramiche, di sculture in legno e metallo dai soggetti esotici: moltissime in stile moderno.

Una strana scansia per i libri pendeva da una catena di ferro. Ellery si avvicinò: Tommaso d’Aquino, Kinsey, il vescovo Berkeley, Pierre Loti, Le vite dei Santi e Le memorie di Fanny Hill. Gli altri erano tutti libri gialli, ve ne era uno suo, l’ultimo uscito. Il letto era grandissimo e pesante, basso quasi a terra.



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