Luigi Ballerini - Hanna non chiude mai gli occhi (2015) by Unknown

autore:Unknown
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2017-01-26T16:00:00+00:00

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Villa Olga

AVREMMO POTUTO NON FARLO?

Quattro maggio millenovecentoquarantatré

Dalla finestra del secondo piano filtrava la luce del tramonto. Il rosso acceso del sole invadeva la stanza. I vetri aperti permettevano al silenzio della sera di arrivare fin lì. Il console Zamboni si alzò dalla scrivania e guardò il mare calmo. Com’era bella Salonicco, se avesse chiuso gli occhi avrebbe potuto immaginare di essere tornato indietro nel tempo, prima che il delirio si impossessasse del mondo e ne sovvertisse gli ordini. Rivedeva quella città pacifica, dove le diverse religioni avevano convissuto senza disturbo, dove si consumavano traffici e affari, dove la gente era sempre stata bene. Dove lui era stato bene.

Da pochi giorni era arrivata la comunicazione da parte del Ministero degli Esteri che sarebbe stato trasferito a Roma. Da quel momento la sua attività si era fatta ancora più frenetica. Era felice che lo sostituisse il dottor Castruccio, degnissima persona e pure Medaglia d’Oro della prima guerra mondiale, ma prima di lasciare Salonicco desiderava andare fino in fondo a quanto si era proposto. Toccava a lui, finché era lì. Non poteva, né voleva esimersi.

Per questo aveva chiesto di parlare a Merci, a fine giornata. La signora Carolina era ancora al piano terra, in cancelleria, a smaltire fuori orario le tante pratiche che si erano accumulate.

Quando il console si voltò lesse, forse per la prima volta con tanta chiarezza, nel volto di Merci la stanchezza accumulata in tutti quei mesi di lavoro.

«Temo per la sua salute» gli disse, senza aggiungere di più.

Era informato che due medici si stavano prendendo cura di lui, ma per discrezione non gli aveva mai chiesto niente al riguardo.

Merci non si risparmiava, era un continuo avanti e indietro tra il Consolato e i tedeschi, il Consolato e la stazione, il Consolato e i ghetti. Un andirivieni spesso mal visto, altre decisamente rischioso sia per la missione che si erano dati sia per la loro stessa incolumità. C’era intesa fra loro due. Quasi coetanei, sulla carta non avevano molto in comune: il carattere sanguigno del romagnolo distava molto dalla pacatezza del trentino, la formazione diplomatica dell’uno si distingueva dall’operatività militare dell’altro, ma c’era un senso condiviso dell’umanità che li univa e che seppur non dichiarato apertamente aveva permesso loro di lavorare insieme giorno per giorno, in perfetto accordo.

«Mancano gli ultimi sforzi, gli ebrei sono ormai ridotti a un piccolo gruppo, fra poco non avremo più molto da fare… Qui abbiamo lavorato tutti, alacremente e senza sosta» rispose Merci, per nulla disposto a cedere proprio in quel momento.

«Avremmo potuto non farlo? Avremmo davvero potuto non aiutare quelle persone?»

Zamboni, tornato a fissare il mare, rivolgeva a se stesso quella domanda, come per ricordarsi di non aver fatto altro che il proprio dovere, di uomo e di diplomatico.

Al secondo piano di Villa Olga, arrossata dal tramonto, Merci, sollecitato dalla domanda di Zamboni e anche dall’imminenza del suo rientro a Roma, ripensava ai momenti più intensi della loro collaborazione.

Gli sfilarono davanti agli occhi tutte le scene di quel pezzo di storia che, talora inconsapevolmente, avevano scritto insieme in tanti mesi.

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