L'ultima tragica cascina. La guerra dei contadini nella battaglia partigiana di Fiesso e Vigorso by Claudio Visani

L'ultima tragica cascina. La guerra dei contadini nella battaglia partigiana di Fiesso e Vigorso by Claudio Visani

autore:Claudio Visani [Visani, Claudio]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: resistenza, seconda guerra mondiale, eccidi, eccidi nazifascisti, partigiani, Budrio, Castenaso
editore: Edizioni del Loggione srl
pubblicato: 2024-04-10T22:00:00+00:00


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È stato un pomeriggio di lavoro intenso. Enrico e Laura hanno recuperato molto materiale interessante, approfondito la conoscenza della vicenda, si sono scambiati informazioni, opinioni. Sono stanchi ma soddisfatti.

«Che ne diresti di andare fuori a cena? Offro io. Poi, se ti va, potremmo tornare qui e continuare.»

«No Enrico, grazie ma non posso proprio. Stasera ho promesso a Marco che saremmo andati al cinema e avremmo cenato insieme. Già ci vedevamo poco prima, con tutti gli impegni che ho. Da quando mi hai coinvolto in questa avventura siamo usciti un paio di volte soltanto. Non ho più né il tempo né le energie. Lo sto trascurando. Se continuo così finisce che mi lascia, o si fa l’amante.»

«Non sarebbe una cattiva idea. Che tu tornassi libera come me, dico.» Le fa l’occhiolino.

«Se accadesse non sarebbe per mettermi con te, ma l’occasione per liberarmi finalmente di voi maschi possessivi, sappilo.» Sorride, ricambia l’occhiolino.

«Colpito e affondato.»

«Dai, smettila di fare lo scemo che facciamo ancora mezz’oretta, poi vado.»

«Eh sì, Laura, c’erano anche tedeschi buoni. Erik non è l’unico in questa storia.»

«Non è strano. Mica erano tutti nazisti. Come diceva Gino Strada, le guerre vengono dichiarate dai ricchi e potenti che poi mandano a morire i figli degli ultimi. La maggior parte dei soldati del Reich erano dei poveracci come tanti dei nostri militari. Carne da macello a prescindere dalle loro idee.»

«Ricorda la guerra di Piero cantata da De Andrè: “Vedesti un uomo in fondo alla valle/che aveva il tuo stesso identico umore/ ma la divisa di un altro colore”.»

«Già. Le cose, in Italia, cambiano con la Repubblica di Salò. Nell’esercito repubblichino si arruolano soprattutto i fascisti convinti e una minoranza che non ha il coraggio di disertare, mentre una buona parte dei nuovi chiamati alle armi, i giovanissimi delle classi 1925 e 1926, si danno alla macchia o vanno con i partigiani.»

«Sui tedeschi ci sono testimonianze delle famiglie contadine che li hanno avuti in casa che ne parlano bene, altre che invece hanno brutti ricordi.»

«Come quelli di mia nonna. Mi raccontava che durante una rappresaglia fecero irruzione in casa, buttarono all’aria tutto, rubarono, arrestarono il nonno, lo portarono via minacciando “kaputt”. Mezzo secolo dopo, quando sentiva qualcuno parlare tedesco in tivù, cambiava canale e diceva: io quella lingua lì non la posso ascoltare.»

«Ai miei studenti la storia dei tedeschi buoni è piaciuta molto. È bello vederli cercare l’aspetto positivo delle persone e della vita, credere nel lieto fine delle favole. Ma voglio evitare che la loro attenzione si posi su questi casi e non sulle responsabilità e le atrocità dei nazifascisti e della guerra.»

«Comunque io ho scoperto la storia di un ufficiale tedesco che non solo è stato umano con i civili ma ha solidarizzato con gli antifascisti e favorito la Resistenza. È il maresciallo Muller, un singolare personaggio su cui ho trovato parecchio materiale interessante.»



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