Maigret e i testimoni reticenti by Georges Simenon

autore:Georges Simenon [Simenon, Georges]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Milano, Mondadori
pubblicato: 1961-01-01T23:00:00+00:00

6.

Maigret dovette aspettare un po' prima di potersi infilare tra le macchine, perché era l'ora di uscita dagli uffici. Una volta sul marciapiede di fronte, alzò la testa verso l'appartamento in cui era stato poco prima. Il balcone di ferro correva lungo tutta la casa, diviso in due, a metà, da una inferriata. Era caduta la notte e c'erano lampade accese dietro almeno una metà delle tende. La portafinestra, al quinto piano, era socchiusa e un uomo che si sporgeva per guardare in strada, con la sigaretta in bocca, si tirò bruscamente indietro vedendo il commissario. Si trattava dell'uomo che era salito e che aveva aggrottato la fronte imbattendosi in Maigret sulla porta dell'ascensore, colui che diceva di chiamarsi Jacques Sainval e di occuparsi di pubblicità per il cinema. Rientrò in casa e la portafinestra si chiuse. Cosa stava dicendo a Véronique Lachaume, occupata ad apparecchiare la tavola? C'era un bar, di fronte alla casa, non un "bistrot", ma uno di quei bar americani dagli alti sgabelli e dall'illuminazione discreta che si trovano sempre più nei dintorni dei Champs-Elysées. Maigret entrò, e nonostante il bar fosse pieno di gente, trovò uno sgabello contro il muro. Faceva caldo. C'era molto rumore, risate femminili, fumo di sigaretta. Una ragazza in nero, col grembiulino bianco, aspettava sorridendo il suo soprabito e il suo cappello. Quando il barman si voltò verso di lui, con l'aria, ancora, di chiedersi dove l'avesse già visto, Maigret, dopo una breve esitazione, ordinò: «Un grog!» Poi domandò: «Il telefono?» «Di sotto.» «Ha un gettone?» «Chieda alla cassa.» Non era il genere di locale che preferiva frequentare e ci si sentiva sempre un po' spaesato perché bar come quelli non esistevano ai suoi tempi. Alle pareti di legno pendevano quadretti raffiguranti scene di caccia, coi cavalieri in giacca rossa, e un vero corno da caccia era sospeso proprio sopra il banco. Mentre andava verso la scala sentì che qualcuno lo guardava. Il barman lo aveva finalmente riconosciuto. E anche qualche altro, probabilmente. La maggior parte delle donne erano giovani. Gli uomini, benché non fossero altrettanto giovani, non appartenevano alla generazione del commissario. Anche lui aveva notato qualche viso familiare e si ricordò che nella stessa strada, un po' più lontano, c'erano gli studi della televisione. Scese la scala, trovò accanto al guardaroba una graziosa ragazza davanti al telefono.

«Un gettone per piacere.» C'erano tre cabine di vetro, ma gli apparecchi non erano automatici.

«Che numero desidera?» Non poté fare a meno di dare quello della Polizia Giudiziaria, così anche la ragazza lo riconobbe e lo guardò più attentamente.

«Cabina 9.» «Polizia Giudiziaria.» «Qui Maigret, mi passi Lucas.» «Un momento, signor commissario.» Dovette attendere perché Lucas stava telefonando. Finalmente lo sentì all'apparecchio.

«Mi scusi, capo. Stavo parlando col giudice istruttore. E' la terza volta che telefona da quando è andato via ed è molto stupito che lei non abbia lasciato notizie per lui.» «Continua.» «Mi ha fatto una quantità di domande.» «Quali?» «Prima di tutto mi ha chiesto se era tornato in quai de la Gare.

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