Maigret - Maigret e il capellone imprudente - Maigret e l'omicida di rue Popincourt (2 Ed.) by Georges Simenon

autore:Georges Simenon [Simenon, Georges]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Maigret, giallo, narrativa
editore: Bandinotto
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00

Alle sette e mezzo telefonò Lucas per avvisare che il corniciaio aveva chiuso le imposte del negozio e montato il pannello di legno davanti alla porta a vetri. Poco dopo si era avviato verso il solito ristorante, dove aveva cenato. Quindi aveva fatto un giro dell’isolato a piedi, come per prendere una boccata d’aria, era arrivato fino alla Bastille, dove si era fermato a un’edicola per comprare alcune riviste, dopodiché era tornato a casa.

«Che facciamo?».

«Aspettate».

Maigret e Janvier, invece, se ne andarono a mangiare alla Brasserie Dauphine, che trovarono semideserta giacché le due salette si riempivano soprattutto a mezzogiorno e all’ora dell’aperitivo.

Il commissario telefonò alla moglie per farle un salutino.

«Quando torno? Non ne ho la minima idea... Probabilmente a notte fonda... A meno che non vada tutto a rotoli... Non sono io a dirigere le operazioni...».

Lui dirigeva solo quelle in città. Ecco perché, alle nove, un’auto della Giudiziaria con Janvier alla guida, Maigret al suo fianco e il corpulento Lourtie dietro, andò ad appostarsi proprio di fronte, o quasi, alla bottega del corniciaio.

Era una macchina nera, senza segni distintivi, ma equipaggiata di un apparecchio radio emittente e ricevente. Un’altra macchina, identica ed equipaggiata allo stesso modo, sostava a una cinquantina di metri. Gli occupanti erano il commissario Grosjean e tre dei suoi ispettori.

Infine, in una traversa, c’era un cellulare della Pubblica Sicurezza con al suo interno una decina di agenti di rue des Saussaies in borghese.

Quanto a Lucas, in auto anche lui, montava la guardia in rue Notre-Dame-de-Lorette, non lontano dalla camera ammobiliata di Mila.

Fu lui a muoversi per primo.

«Pronto... 287?... È lei, capo?...».

«Qui Maigret...».

«Qui Lucas... Mila è appena partito in taxi... Stiamo attraversando il centro, e credo che passeremo sulla Rive gauche...».

Nel medesimo istante la porta del negozio si aprì e il corniciaio, avvolto in un soprabito beige, chiuse a chiave e si incamminò a grandi passi verso place de la Bastille.

«Pronto... 215?...» chiamò Maigret. «Grosjean, è lei?... Mi sente?... Pronto... 215?...».

«215 in ascolto...».

«Ci dirigiamo lentamente verso la Bastille... Branchu è a piedi...».

«Chiude?».

«Chiudo...».

Maigret scrollò le spalle.

«Mi tocca anche giocare alla guerra!...».

Da place de la Bastille, Émile Branchu si diresse verso boulevard Beaumarchais, dove aprì la portiera di una DS nera in sosta e montò a bordo. L’auto partì immediatamente.

Il commissario non riuscì a vedere in volto chi guidava, probabilmente il terzo uomo del Café des Amis, quello con la cicatrice in faccia che di solito ordinava un rum.

Grosjean li seguiva a una certa distanza. Di tanto in tanto chiamava via radio e Maigret rispondeva, senza riuscire, suo malgrado, a nascondere il malumore. Anche il cellulare si manteneva in contatto.

Il traffico era scorrevole, e la DS filava veloce. Il conducente non sembrava essersi accorto di essere seguito, e tanto meno doveva sospettare di trovarsi alla testa di un piccolo corteo.

Alla porte de Châtillon accostò, e un tipo alto e bruno, fermo sul ciglio del marciapiede, montò in auto con gran naturalezza.

Ora c’erano tutti e tre. Anche loro stavano dando prova di un’organizzazione quasi militare. La DS accelerò e Janvier cercò di non perderla di vista, pur badando a non farsi notare.

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