Marlene by Hanni Münzer

autore:Hanni Münzer
La lingua: ita
Format: mobi, azw3, epub
Tags: Romance, 20th Century, Historical, Fiction
ISBN: 9788809863293
editore: Giunti
pubblicato: 2017-09-18T22:00:00+00:00

27

Marlene non sapeva dove avesse trovato la forza di lasciare Peter. Jolanta era già in attesa in corridoio, ma Marlene era così fuori di sé che non le chiese nemmeno perché non avesse bussato. A posteriori, non fu in grado di dire nemmeno come fosse tornata alla baracca. Non degnò di uno sguardo né Trudi né Olga, andò dritta alla sua brandina e si tirò la coperta fin sulla testa, come una bambina: tagliò fuori il mondo per riassaporare ogni minuto divino trascorso con il dottore. Aveva ancora addosso il suo odore. Sentì di nuovo il corpo caldo, guardò gli occhi malinconici traboccanti d’amore, ascoltò la voce, quelle parole simili a carezze, ne percepì la presenza, che l’aveva riempita di calore. Com’è possibile, si chiese, sentirsi allo stesso tempo così incomparabilmente felici e tristi? Quasi desiderò non averla trascorsa, quell’ora di paradiso, perché sapere cosa fosse il vero amore e perderlo un attimo dopo era insopportabile. Si sentiva divisa in due, non sarebbe mai tornata a essere una persona intera; una parte della sua anima sarebbe rimasta per sempre con Peter. Il suo cuore, i sentimenti, i pensieri... era tutto un grande caos: una voce le sussurrò che lei aveva diritto alla felicità, poi avvertì la folle speranza che lei e Peter, contro ogni probabilità, sarebbero sopravvissuti alla guerra e avrebbero avuto un futuro insieme, la tentazione di mandare a monte ogni piano e provare l’impossibile, ovvero fuggire con lui.

Fino a quando non fu il momento di andare all’Okiya Marlene si abbandonò a quelle utopie, godendosi una pausa dai suoi doveri. Pur sapendo che credeva troppo nella giustizia per cedere alla debolezza. Perché la sua vita e la sua felicità non erano importanti, contava solo il suo destino, il motivo per cui era venuta al mondo: combattere contro la Germania di Hitler. Come Peter doveva occuparsi dei bambini che aveva preso sotto la propria ala.

Ripensò ancora una volta a Jakob, al suo motto: «Una morte precoce ha senso solo se è una morte in nome delle proprie convinzioni». Era il giuramento che richiedeva ai suoi partigiani: «Fino alla morte, per la causa...».

All’inizio della guerra Marlene non ne aveva mai dubitato. Solo dopo aveva riflettuto su quanto potessero essere pericolose quelle parole, sul rischio di abusi e fraintendimenti. Esse potevano essere ribaltate in una legittimazione: «in nome delle proprie convinzioni è lecito anche uccidere».

Su questo nelle ultime settimane lei e Jakob avevano discusso animatamente. Lui aveva negato, non voleva saperne del sottile confine tra moralità e immoralità, delle troppe persone che lo oltrepassavano a cuor leggero per legittimare ingiustizie. Forse una parte del fascino di Jakob risiedeva proprio nella sua fede incrollabile in tutto ciò che diceva o faceva. Lui non era mai cambiato, Marlene invece sì. Per lei il dubbio era sempre stato fondamentale. Ma ormai era diventata come lui. Era questo che la guerra, ogni guerra, faceva alle persone: uccideva non solo gli individui, anche i sentimenti. Diventando insensibili a un certo punto si ammazzava senza nemmeno rifletterci, perché ormai faceva parte della quotidianità.

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