Meditazioni metafisiche (Laterza) by René Descartes

Meditazioni metafisiche (Laterza) by René Descartes

autore:René Descartes
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Economica Laterza
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2019-11-15T00:00:00+00:00


Prima meditazione

Di che cosa si ha ragione di dubitare

È da tempo che mi sono reso conto di quanto di falso avevo preso [8] per vero fin dall’infanzia e di come sia dubbio tutto quel che in seguito vi ho costruito sopra; ed è da allora che ho capito che, se aspiravo a stabilire nelle scienze qualcosa di solido, destinato a durare, avrei quindi avuto da buttare all’aria tutto quanto, per una volta nella vita, e ricominciare dalle fondamenta. Ma una simile impresa mi pareva non poco impegnativa, e la rimandai all’età matura, ritenendola la più adatta per raggiungere conoscenze sicure, anche rispetto al tempo che ancora mi fosse stato dato di vivere dopo. Però ora ho già indugiato tanto, per questo motivo, che sarei in colpa se, continuando a rimandare la decisione, facessi passare il tempo che ancora mi resta per dare esecuzione al progetto. Quindi, ora che ho sgombrato l’animo da ogni preoccupazione, mi sono procurato tranquillità e agio, e mi ritrovo in solitudine, mi dedicherò finalmente, con serietà e in libertà, ad una distruzione generale delle mie opinioni.

Per ciò non sarà però necessario che di tutte io mostri che sono false (del resto, forse neppure ci riuscirei); perché, dal momento che la ragione ci persuade che a quanto non sia del tutto certo e indubitabile si deve rifiutare l’assenso non meno che a quanto è manifestamente falso, per respingere tutte quelle vecchie opinioni sarà sufficiente che per ognuna di esse io trovi una ragione di metterla in dubbio. E neppure sarà [9] necessario, per ciò, che io le passi in rassegna una per una (il che sarebbe senza fine): considerando che, una volta scalzate le fondamenta, crolla da sé tutto quanto vi sia stato costruito sopra, attaccherò subito i princìpi stessi su cui poggiava tutto quel che ho creduto in passato.

Ordunque, finora ho ammesso come vero, anzi come vero per eccellenza, tutto quel che ho ricevuto o dai sensi o per mezzo dei sensi1. Mi sono però anche reso conto che talora essi ingannano2; e prudenza vuole che non ci si fidi mai del tutto di chi ci abbia ingannati anche una sola volta.

Ma – si dirà – è senz’altro vero che talora i sensi ingannano, per esempio su quel che sia troppo piccolo o troppo distante; ma non perciò si può dubitare di molto altro di cui pure si è informati dai sensi, come, per esempio, che ora io sto qui, seduto accanto al fuoco, con addosso una vestaglia da inverno, maneggio questo foglio di carta su cui vado scrivendo, e così via. E per nessuna ragione si potrebbe mai negare che esistano davvero le mie mani, e tutt’intero questo corpo che è mio, a meno che io non mi consideri simile a certi pazzi che hanno il cervello così sconvolto dai pesanti vapori della bile da sostenere fermamente di essere dei re, mentre sono dei poveracci, o di avere indosso vesti di porpora, mentre sono nudi, o di avere una testa d’argilla,



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