Meridionali al Nord by Nazareno Panichella

autore:Nazareno, Panichella [Panichella, Nazareno]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Sociologia, Studi e Ricerche
ISBN: 9788815320162
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2014-10-14T22:00:00+00:00

1. La struttura di classe nel Centro-nord e nel Sud

Gli studi di stratificazione sociale hanno spesso paragonato la società a una scala, sui gradini della quale si muovono gli individui che ne fanno parte. Le ricerche empiriche si sono così concentrate sullo studio della mobilità verticale, ovvero sul passaggio tra posizioni sociali che, appunto, analogamente ai gradini della scala, possono essere ordinate gerarchicamente all’interno della struttura occupazionale [Cobalti 1995]. Anche lo studio classico di Sorokin [1927] ha definito il fenomeno con una metafora spaziale, dove i canali di mobilità sociale sono stati definiti come «membrane poste tra gli individui», o anche come «buchi», «scale» o «ascensori». Secondo Sorokin, d’altra parte, gli individui si spostano non solo verticalmente, ma anche lungo molteplici dimensioni corrispondenti ai diversi fattori di differenziazione delle posizioni sociali. Accanto alla mobilità verticale, quindi, la ricerca di Sorokin ha considerato anche forme di mobilità di tipo orizzontale, di cui l’esempio più noto e rilevante è proprio quello della mobilità geografica[2]. Anche le classiche ricerche di Lipset e Bendix [1959] e di Blau e Duncan [1967] hanno preso in seria considerazione la mobilità geografica, e in particolar modo gli spostamenti dalle aree rurali a quelle più ricche e industrializzate. Per questi studi, la migrazione (sia interna che estera) rappresenta un meccanismo sociale che ridefinisce la distribuzione della forza lavoro in diverse aree geografiche e, quindi, influenza le opportunità di mobilità sociale degli individui che si spostano da una regione a un’altra.

Le ricerche empiriche più recenti hanno trascurato lo studio della mobilità orizzontale [Cobalti 1994], concentrandosi soprattutto sulla misurazione empirica del fenomeno e in particolare sull’analisi dell’andamento nel tempo della mobilità sociale [Capecchi 1965; Paci 1982]. Anche gli studi di mobilità sociale italiani hanno sostanzialmente trascurato la mobilità geografica: ancora oggi, nonostante l’importanza del fenomeno migratorio interno nel nostro paese, non sappiamo che effetto hanno avuto gli spostamenti territoriali sulle possibilità di ascesa sociale. La mobilità geografica è però importante: nella maggior parte dei casi, gli individui non sono intrappolati all’interno di un dato spazio sociale, ma possono trasferirsi, per inserirsi nella struttura occupazionale di un’altra zona geografica, dove si pensa di poter avere migliori possibilità di ascesa. Emigrando verso il Centro-nord, i meridionali hanno infatti abbandonato un contesto arretrato e rurale per inserirsi in una struttura occupazionale più sviluppata e industrializzata, che garantiva migliori opportunità lavorative sia nel settore industriale che in quello terziario[3]. Quindi, prima di studiare i percorsi di mobilità sociale degli immigrati, è utile confrontare la struttura di classe del Mezzogiorno con quella del Centro-nord: bisogna capire come è fatta la scala che gli emigrati interni hanno abbandonato e in che tipo di scala hanno deciso di inserirsi. Per studiare le differenze tra la struttura occupazionale del Centro-nord e quella del Sud si possono osservare le percentuali di individui appartenenti alle diverse classi sociali nelle due macro-regioni, tra il 1955 e il 2005 (fig. 5.1).

La figura 5.1 mostra come lo sviluppo e il declino dei diversi settori di attività economica abbiano modificato la struttura di classe della società italiana.

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