Mio padre serial killer by Barry Lyga

autore:Barry Lyga [Lyga, Barry]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 978-88-65-97094-2
editore: Fabbri Editori
pubblicato: 2013-03-15T00:00:00+00:00

18

Dal momento che sua nonna non era solo una vecchia brontolona e pericolosa, ma una vecchia brontolona razzista e pericolosa, Jazz avrebbe dovuto preparare un po’ il terreno prima che Connie potesse andare a trovarlo a casa. Dopo averci pensato a lungo, optò per quello che Billy una volta aveva descritto come “il sedativo dei poveri”, da usare soltanto come ultima risorsa.

Jazz polverizzò un po’ di antistaminico nella minestra della nonna e le servì la cena davanti alla tv. Ci vollero solo pochi minuti prima che la sua testa cominciasse a ciondolare, per poi abbandonarsi sulla poltrona lisa che era già logora prima della nascita di Billy. Il cucchiaio tintinnò nella ciotola della zuppa e per poco la donna non se la rovesciò addosso, ma Jazz – che era rimasto di guardia – la afferrò appena prima che cadesse dalle sue mani ricoperte di macchie scure.

Le controllò il polso. Stava bene. Avrebbe dormito profondamente per ore. La sollevò facilmente: la nonna era tutta pelle, ossa, odio e follia, e l’odio e la follia non pesano nulla. La distese sul divano, poi chiamò Howie per dargli il via libera.

Venti minuti più tardi era in camera con Howie e Connie, uno stravaccato sulla poltroncina davanti alla scrivania e l’altra seduta a gambe incrociate sul letto, con la testa di Jazz in grembo.

«È una cosa malata» disse Connie per la milionesima volta, riferendosi alle fotografie appese alla parete.

«Mi ha aiutato a capire lo schema del killer» disse Jazz.

«Questo non lo rende meno morboso.»

«Morboso, morboso» si intromise Howie. «È semplicemente rac-ca-pric-ciaaan-te!» Lanciò un elastico e colpì la vittima numero ventisette – Marsha Van Horn – proprio in mezzo agli occhi. «Oops.»

Jazz si strofinò le palpebre. Un elastico in volto era il minore dei problemi di Marsha.

«Dobbiamo capire» disse. «Ho bisogno del vostro aiuto, gente.»

«Il mio scopo è servire» disse Howie, facendo il saluto militare.

Connie accarezzò i capelli di Jazz, scostandoglieli dalle tempie. «E io sono qui per suggerirti di darti una calmata e dimenticarti di tutta questa storia.»

«Non posso» rispose Jazz.

«Un uomo deve fare quello che deve fare» biascicò Howie in quella che, con ogni probabilità, era la peggiore imitazione al mondo di John Wayne. «Dobbiamo metterci addosso quelle sei-colpi e…»

«Nessuno qui ha delle pistole» gli disse Jazz. Non dovette nemmeno voltarsi a guardare: sapeva che sul volto di Howie avrebbe letto la delusione. «Ma ho bisogno di andare fino in fondo. Ho bisogno di dimostrare che con quello che Billy mi ha insegnato posso fare di meglio che incasinare la gente. Posso usarlo anche per realizzare qualcosa di buono.»

Connie lo baciò sulla fronte. «C’è Tanner sul caso. Ha preso tuo padre: può prendere anche uno che lo sta imitando.»

«G. William ha avuto un colpo di fortuna, quando ha beccato Billy» disse Jazz. «Potrebbe non capitargli una seconda volta. E, a parte questo, non è convinto al cento per cento che questo assassino segua lo schema di Billy.»

«Qual è lo schema?» domandò Howie, facendo girare la poltroncina e sporgendosi per guardare meglio il Muro delle vittime.

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