Miti e leggende del Giappone. Eroi, guerrieri ed esseri soprannaturali by Frederick Hadland Davis

Miti e leggende del Giappone. Eroi, guerrieri ed esseri soprannaturali by Frederick Hadland Davis

autore:Frederick Hadland Davis [Davis, Frederick Hadland]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Lindau
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Un giorno un’anziana donna stava lavando i suoi vestiti in un torrente quando vide una pesca enorme che galleggiava sulla superficie dell’acqua. Era la più grande che avesse mai visto e, dato che lei e suo marito erano estremamente poveri, pensò che quello straordinario frutto sarebbe stato un pasto eccellente. Dal momento che non riuscì a trovare un bastone per avvicinarlo a riva, si ricordò dei seguenti versi e li recitò:

L’acqua distante è amara,

mentre quella vicina è dolce.

Lascia l’acqua distante

E vieni in quella dolce.

Questa canzoncina ebbe l’effetto desiderato. La pesca iniziò ad avvicinarsi alla sponda finché non si fermò ai piedi della donna. L’anziana era così contenta che smise di fare il bucato per correre subito a casa.

Quando suo marito arrivò a casa quella sera con un fascio d’erba sulla schiena, la donna tirò fuori la pesca da un armadio e gliela mostrò entusiasta. L’anziano, che era stanco e affamato, fu molto felice al pensiero di quel pasto delizioso. Prese un coltello ed era sul punto di tagliare la pesca quando il frutto si aprì da solo e un bambino incantevole ne saltò fuori sorridendo alla coppia.

«Non abbiate paura – disse il piccolo. – Gli dei hanno saputo quanto desideravate un figlio e hanno mandato me per essere la consolazione e il conforto della vostra vecchiaia».

In due anziani non stavano in sé dalla gioia. A turno lo accarezzarono, lo cullarono e gli sussurrarono parole affettuose. Lo chiamarono Momotaro, ovvero «Figlio della pesca».

A quindici anni, Momotaro era un ragazzo molto più alto e forte dei suoi coetanei. Nelle sue vene scorreva il sangue di un grande eroe, e sentiva il forte desiderio di rimediare alle ingiustizie.

Un giorno chiese al suo padre adottivo il permesso di fare un lungo viaggio per raggiungere un’isola nel mare nord-orientale. Quest’isola era infestata da oni che avevano l’abitudine di rapire e tenere prigioniere persone innocenti, spesso cibandosi di loro. La loro malvagità era inimmaginabile e Momotaro desiderava ucciderli, trarre in salvo i loro sfortunati prigionieri e condividere coi suoi genitori il bottino che avrebbe recuperato sull’isola.

L’uomo rimase colpito da un piano tanto ardito, ma sapeva che Momotaro non era un ragazzo ordinario: era stato inviato dagli dei e tutti i demoni di questo mondo non avrebbero potuto fargli del male. E così l’anziano acconsentì, dicendo: «Vai, Momotaro, uccidi i demoni e porta la pace in quella terra».

Dopo aver ricevuto da sua madre delle torte di riso, Momotaro salutò i genitori adottivi e si mise in viaggio.



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