Mitologia Greca: Miti e Leggende dall'eterno fascino. Racconti epici di divinità, eroi e creature mitologiche che hanno reso grande l'antica Grecia (Italian Edition) by De Amicis Massimo

autore:De Amicis, Massimo
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2021-10-11T00:00:00+00:00

Apollo – Lo scaltro dio della luce e delle arti

Scrive Ovidio nelle sue Metamorfosi, alludendo all’inseguimento tra Apollo e la sfuggente Dafne:

“Senza più forze, vinta dalla fatica di quella corsa allo spasimo, si rivolge alle correnti del Peneo e: «Aiutami, padre», dice. «Se voi fiumi avete qualche potere, dissolvi, mutandole, queste mie fattezze per cui troppo piacqui». Ancora prega, che un torpore profondo pervade le sue membra, il petto morbido si fascia di fibre sottili, i capelli si allungano in fronde, le braccia in rami; i piedi, così veloci un tempo, s’inchiodano in pigre radici, il volto svanisce in una chioma: solo il suo splendore conserva. Anche così Febo [Apollo] l’ama e, poggiata la mano sul tronco, sente ancora trepidare il petto sotto quella nuova corteccia e, stringendo fra le braccia i suoi rami come un corpo, ne bacia il legno, ma quello ai suoi baci ancora si sottrae.”

Quando s’innamoro di Dafne, figlia del dio fluviale Ladone e della Naiade Creusa, Apollo si lanciò all’inseguimento dell’amata. Quest’ultima, incapace di sottrarsi all’amante, invocò il padre affinché la proteggesse dalle inopportune avances dell’immortale. Si trasformò in una pianta dalle foglie e dai rami rigogliosi, ma Apollo non si decise a lasciarla andare. La baciò, le sfiorò il tronco con mani tremanti, le sussurrò promesse d’amore eterno. Ovidio continua:

“E allora il dio: «Se non puoi essere la sposa mia, sarai almeno la mia pianta. E di te sempre si orneranno, o alloro, i miei capelli, la mia cetra, la faretra; e il capo dei condottieri latini, quando una voce esultante intonerà il trionfo e il Campidoglio vedrà fluire i cortei. Fedelissimo custode della porta d’Augusto, starai appeso ai suoi battenti per difendere la quercia in mezzo.

E come il mio capo si mantiene giovane con la chioma intonsa, anche tu porterai il vanto perpetuo delle fronde!». Qui Febo [Apollo] tacque, e l’alloro annuì con i suoi rami appena spuntati e agitò la cima, quasi assentisse col capo.”

Il dio della bellezza, della poesia, della musica, dell’arte e dell’alba è la rappresentazione divina della purezza, dello splendore. Nella Grecia Antica lo si raffigurava al comando di un cocchio dorato, i cui cavalli erano ornati da lunghi crini biondi. Nel corso dei secoli, Apollo assunse il significato più generico di fiamma divina, di scintilla che tiene acceso il Sole e le altre stelle del macrocosmo ellenico. Per via della sua carica rivelatoria, lo si credeva un’acquisizione mitologica derivante dalle narrazioni mitologiche del Nord. E in effetti, si giustificava la contaminazione culturale avvenuta coi popoli barbarici settentrionali affermando che il dio avesse viaggiato a lungo sulla propria carrozza e che si fosse fermato in Grecia per scacciare le tenebre e vegliare sul solo popolo «illuminato» del Mediterraneo.

Le rielaborazioni mitologiche successive trasformarono Apollo nel figlio di Zeus e di Latona. Si narra che dopo soli quattro giorni dal parto, il giovane avesse chiesto al padre arco e frecce per apprendere le basi della caccia. Efesto non mancò di fornire al bimbo l’attrezzatura necessaria per la sua prima missione. Il

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