Molto molto tanto bene by Caterina Bonvicini

Molto molto tanto bene by Caterina Bonvicini

autore:Caterina Bonvicini [Bonvicini, Caterina]
La lingua: ita
Format: epub
editore: EINAUDI
pubblicato: 2024-02-20T12:00:00+00:00


Parte terza

Agosto 2023

Le gemelle

Torno in cabina e lancio la radio sul cuscino. Poi ho un ripensamento. Forse devo cambiare la batteria. Fisso la luce verde del caricatore che lampeggia. L’ho soprannominata Tamagotchi, la mia radio, come quel gioco giapponese che andava di moda negli anni Novanta. Se non me ne prendo cura, muore. Come tutti, qui.

Dormo con la radio nel letto. Dormiamo abbracciate, io e la radio, sintonizzate – sogni e paure – sul canale tre. Sar team, Sar team, ready for rescue. In zona Sar dormo vestita. In zona Sar non mi lavo neanche i capelli, anche se puzzano dei sogni e delle paure degli altri, o di benzina. Sono terrorizzata che la chiamata arrivi mentre ho la testa piena di shampoo, poi non hai mica il tempo per risciacquare. E ti tocca fare il soccorso con lo shampoo che ti cola sulla fronte e sugli occhi, e magari non ci vedi piú. È pericoloso, lo shampoo.

A bordo dell’Endurance, il cellulare improvvisamente diventa meno importante della radio. Non ha bisogno di grande manutenzione, tanto rimane sempre in cabina. In mare non lo posso portare, si bagnerebbe. E nemmeno sul ponte di coperta, è vietato. Perché tutti ti chiedono di telefonare a casa o di usare WhatsApp.

Alcuni, supponenti, si arrabbiano e pretendono la password del wi-fi della nave, come se fossero in albergo. Ma come? Niente wi-fi? Ti rispondono come clienti pronti a fare una cattiva recensione. Altri, rassegnati, alzano le spalle, tanto non parlano con i genitori da tre anni.

Quando ci si avvicina alla costa e ogni tanto compare il segnale, impazziscono tutti, supponenti e rassegnati. Sono passati giorni e la loro batteria si è scaricata. Quindi comincia la caccia alla presa. Non gliene frega niente di provocare un corto circuito e di dare fuoco alla nave, si attaccano abusivi a qualsiasi forma di elettricità. Sono pronti a bruciare vivi per uno schermo illuminato.

Stamattina un ragazzo egiziano ha minacciato di suicidarsi, per il wi-fi. Si è appeso a poppa, fuori dalle paratie. Voleva telefonare alla mamma. È passata una settimana e mia madre non sa se sono vivo o morto, diceva. Gli abbiamo fatto notare che se si fosse buttato, sua madre lo avrebbe pianto davvero. Indicavamo il grande ribollire del mare sotto di lui. Finirai risucchiato dalla turbolenza delle eliche. Sicuro?

Sul ponte di coperta, sono eventi. La gente si annoia a stare sempre sdraiata su un pezzo di cartone. Quindi tutti sono corsi a poppa, per guardare. Come si guarda un uomo seduto su un cornicione. Il mio compito era tenere lontani i curiosi, soprattutto i bengalesi che spingevano. Buttati, buttati, gridavano in coro. I bengalesi odiano gli egiziani, perché li sfottono e li bullizzano.

A un certo punto si è avvicinata Ottavia, aveva sul braccio quattro salvagenti a ferro di cavallo, da tirare con precisione in caso di caduta. Le mani si bagnano, in agosto si suda, è un attimo scivolare. Eravamo pronti a tutto, o quasi. Poi si è sentito un grande applauso. L’egiziano era rientrato a bordo.



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