Morte a Firenze by Marco vichi

Morte a Firenze by Marco vichi

autore:Marco vichi
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2012-03-16T16:00:00+00:00


«Nessuna donna mi ha mai fatto un complimento così eccitante. Posso entrare un momento? » Sentiva il bisogno di sedersi, anche solo un minuto.

« Non con quegli stivalacci sudici» fece Rosa, inorridita. Il commissario se li sfilò con un sospiro, e li appoggiò sui pianerottolo.

«Così va bene?» Aspettò che Rosa gli desse il nulla osta e strascicò i piedi fino al salottino, lasciando orme umide sul pavimento. Si sedette sul divano senza togliersi il cappotto, e si abbandonò contro lo schienale.

La giornata era appena cominciata e si sentiva già a pezzi. Non era il caso di lamentarsi, la sera prima stava molto peggio. Rosa si sedette accanto a lui sul bracciolo, sbaciucchiando la gattina che si agitava per liberarsi.

«Brutta micina cattiva... Dove vuoi andare?» Era tornata quella di sempre, come se nulla fosse successo.

«Rosa, non è che avresti un bicchier d'acqua?» «Ne ho una cassetta piena, con le bollicine. Vuoi una bottiglia da portare via?» « Mi basta un bicchiere» disse il commissario, sperando di togliersi un po' di amaro dalla gola. Rosa appoggiò la Briciola sul tappeto e andò in cucina per prendere l'acqua. La gattina ne approfittò per saltare sopra un tavolo. In pochi secondi, con una zampina riuscì a togliere una noce dalla zuppiera della frutta e a buttarla di sotto. Saltò di nuovo giù e si mise a giocare con la noce, facendola correre da una parte all'altra della stanza. Bordelli guardò l'orologio, erano già le dieci e mezzo. Si alzò in piedi e andò incontro a Rosa che tornava con l'acqua. Vuotò il bicchiere in pochi sorsi, con un piacere che non avrebbe mai immaginato.

« Devo andare» disse, avviandosi verso la porta.

« Appena puoi lavati, non ti si sta vicino» disse lei, seguendolo. Bordelli si rimise gli stivali, salutò Rosa e si avviò giù per le scale con i brividi nella schiena, sperando che non gli tornasse la febbre.

La zona di Santa Croce era ancora allagata. Per arrivare in piazza Beccaria senza camminare nell'acqua alta fu costretto a fare un lungo giro, passando da piazza D'Azeglio. Dappertutto era la stessa cosa: cadaveri di animali, alberi sradicati, scaldabagni, televisori, cumuli di frutta ridotta in poltiglia e centinaia di carcasse di automobili da regalare agli sfasciacarrozze. Vide addirittura una distesa di pesci morti e un paio di barconi arenati.

Nelle zone ormai libere dall'acqua, i mucchi di rifiuti ammassati fuori dai negozi erano sempre più alti. Il puzzo di nafta ammorbava l'aria fino a stordire, soprattutto nelle vie più strette. Ogni tanto si vedevano passare mezzi anfibi dell'esercito, qualche jeep, camion dei pompieri e ambulanze. Il suono delle sirene rotolava sui tetti e spandeva sulla città un doloroso senso di incertezza, ma il rumore più familiare era quello delle scope che strusciavano sul fango.

La porta di piazza Beccaria sbocciava in mezzo a un mucchio di automobili finite una sull'altra. Le vie di accesso al centro erano bloccate da mezzi militari. Sui viali c'era traffico, e le ruote biascicavano nella melma. Bordelli attraversò la piazza e imboccò via Gioberti, guardando la riga nera della nafta che attraversava le finestre del primo piano.



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.