Mostri by Dean Koontz

Mostri by Dean Koontz

autore:Dean Koontz [Koontz, Dean]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2010-03-30T13:23:01+00:00


Capitolo 7

1

Per il resto di giugno, Nora dipinse, passò molto tempo con Travis e cercò di insegnare a leggere a Einstein.

Né lei né Travis erano certi che il cane, per quanto intelligentissimo, potesse imparare una cosa del genere, ma valeva la pena tentare. Se, come sembrava, riusciva a capire l'inglese parlato, ne seguiva logicamente che potesse imparare anche le parole scritte.

Evidentemente, non potevano essere assolutamente certi che Einstein comprendesse l'inglese parlato, anche se vi reagiva con delle reazioni spe-cifiche. C'era sempre la possibilità che, piuttosto, il cane non percepisse i significati precisi delle parole in sé ma, grazie a una qualche forma di tele-patia, riuscisse a leggere le immagini delle parole nella mente delle persone mentre queste parlavano.

«Ma io non credo che sia così», affermò Travis un pomeriggio, mentre

lui e Nora sedevano nel patio a bere delle bibite fresche e a osservare Einstein che scorrazzava sotto lo spruzzo di un inaffiatore automatico per il prato. «Forse perché non voglio crederlo. Non reggerei l'idea che oltre a essere così intelligente sia anche telepatico. Se così fosse, forse dovrei mettermelo io il collare e lui terrebbe il guinzaglio.»

Fu la lingua spagnola che chiarì che il retriever non era neppure minimamente telepatico.

Travis, che al college aveva studiato spagnolo per tre anni, cominciò per prova a dare ordini a Einstein in questa lingua, ma il cane lo fissava stupidamente, scodinzolando, senza reagire. Quando Travis insisteva con lo spagnolo, il retriever chinava la testa da un lato e sbuffava come per chiedere se fosse uno scherzo. Evidentemente, se il cane avesse letto le immagini mentali che si formavano nella mente di chi gli parlava, sarebbe stato in grado di leggerle indipendentemente dalla lingua in cui quelle immagini venivano espresse.

«Non è telepatico», concluse Travis. «Grazie a Dio, il suo genio ha un limite!»

Un giorno dopo l'altro, Nora continuava a sedere sul pavimento del soggiorno di Travis o nel patio, spiegando l'alfabeto a Einstein e cercando di aiutarlo a capire in che modo quelle lettere formavano delle parole, e in che modo quelle parole scritte erano collegate alle parole parlate che lui già capiva. Di tanto in tanto, Travis le dava il cambio per concederle un po'

di riposo, ma la maggior parte del tempo rimaneva seduto nei paraggi, leggendo, perché sosteneva di non avere la pazienza per fare l'insegnante.

Nora usò un blocco ad anelli per compilare un abbecedario per il cane.

Su ogni pagina sinistra incollò una figura ritagliata da una rivista e sulla pagina destra corrispondente scrisse a stampatello il nome dell'oggetto raf-figurato, tutte parole semplici: ALBERO, AUTO, CASA, UOMO, DONNA, SEDIA... Con Einstein accanto, fisso sul libro, indicava prima l'immagine, poi la parola, pronunciandola ripetutamente.

L'ultimo giorno di giugno, Nora sparpagliò una ventina di immagini senza parole sul pavimento.

«Facciamo un'altra prova», disse a Einstein. «Vediamo se sai fare meglio di lunedì scorso.»

Einstein sedeva perfettamente eretto, il petto in fuori e la testa alta, come sicuro delle sue capacità.

Travis era seduto in poltrona e osservava. «Se sbagli il compito, faccia pelosa, ti barattiamo con un barboncino che sa fare le capriole, sa fare il

morto e dare la zampa.



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