Ne uccide più la gola che la sciarpa by Renato Pozzetto

autore:Renato Pozzetto [Pozzetto, Renato]
La lingua: ita
Format: epub
editore: RIZZOLI LIBRI
pubblicato: 2024-01-04T12:00:00+00:00

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Un po’ di Po

Ogni anno discendevo il Po con la barca per andare a Venezia. Il viaggio d’esordio cominciò a Pavia. Significa navigare il Ticino per un tratto, quello che ti immette nel Po. È pericoloso perché c’è meno acqua, i fondali sono bassi. Avevo parlato con un graduato della Finanza, gli avevo espresso i miei dubbi prima di mettere in acqua la barca, un Riva Super Tritone, un gioiello in legno che oggi è diventato un motoscafo d’epoca ambitissimo. Il prezzo: irraggiungibile. Quel Riva l’avrei venduto anni dopo per 100 milioni di lire con lo scopo di acquistare un’altra barca, più grande, in vetroresina, stesso costruttore.

L’ufficiale mi rassicura e mi offre di utilizzare la gru della Finanza per scaricare il Riva dal camion. Tutto bene? Mica tanto. Durante la manovra di spostamento del motoscafo, questa gru compie uno sforzo eccessivo, il braccio si piega. Il manovratore ferma tutto. Ma quell’immagine sospesa cambia lentamente, mentre il terreno, altrettanto lentamente, cede. Vedo il mio motoscafo cadere. Per fortuna atterra sopra mucchio di invasi vuoti. Un miracolo. Il Riva: indenne. Hanno spostato la gru, hanno infilato sotto dei rinforzi e l’hanno messo in acqua.

Però: meglio partire direttamente dal Po. Con un’altra barca, un gozzo di dieci metri che tenevo, insieme al motoscafo, sul Lago Maggiore. Lo trasportavo col carrello sino a Cremona per lasciarlo in custodia in un cantiere specializzato in motoscafi da corsa. Pensavano loro a metterlo in acqua senza combinare casini.

Prima della partenza, io e i miei compagni di viaggio caricavamo sul gozzo ogni ben di dio: salumi di Varzi, coppa, pancetta, salami. Il mio amico Elio Altare, altrimenti chiamato il “Re del barolo”, portava il vino e qualche cassa di champagne stivata nel frigorifero di bordo.

Quando era tutto a posto, si partiva. Navigavamo per cinque o sei giorni, fermandoci a mangiare nei circoli degli Amici del Po, circoli operai, posti semplici, meravigliosi, dove sanno cosa vuol dire cucinare i piatti tradizionali del grande fiume. Quando mi vedevano arrivare, partiva una gran festa e spesso si riunivano per l’occasione intere famiglie per accogliermi in allegria. Erano eventi che coinvolgevano anche i miei compagni di viaggio. Sembrava di trovarci a un concerto dei Rolling Stones, ma in piccolo. L’acqua che scorre lentamente, i tramonti, il calore che emana quell’umanità che tanto mi piace. Contentissime, tra l’altro, anche le zanzare.

Lungo il tragitto ci sono delle boe per indicare i punti o le zone più pericolose, e se si naviga nei giorni vicini alla gara di motonautica Pavia-Venezia il numero delle boe aumenta, quindi andavamo via più che sicuri. Quando siamo arrivati a Venezia, la prima volta ho provato un sentimento forte, un vero piacere. Il ricordo del viaggio mi ha sempre spinto a rifarlo negli anni successivi. Quindici, venti discese.

L’esperienza cambia i connotati dell’avventura. Ho percorso il Po con una barca più piccola, più lenta e comoda ma più adatta ai fondali bassi, anche perché, per attraccare sui pontili degli Amici del Po, bisogna procedere contromano in modo da contrastare la corrente per raggiungere a bassissima velocità il punto di attracco sui pontili galleggianti.

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