Noi donne di Teheran by Farian Sabahi

Noi donne di Teheran by Farian Sabahi

autore:Farian Sabahi [Sabahi, Farian]
La lingua: eng
Format: epub
editore: Jouvence
pubblicato: 2022-11-03T16:11:43+00:00


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I diritti delle donne? Sono una battaglia continua. Alcuni diritti sono negati, ma non a tutti: chi appartiene all’alta borghesia ha i suoi escamotage per aggirare gli ostacoli. Come le piscine private nelle ville di Elaieh, un quartiere a nord di Teheran.

Noi donne iraniane abbiamo il diritto di voto da cinquant’anni, dal 27 febbraio 1963! Un bel po’ prima delle svizzere, che l’hanno ottenuto nel 1971. In questa legislatura su 290 deputati nove sono donne. Il suffragio universale ce l’ha dato lo scià, l’ayatollah Khomeini non ha potuto togliercelo. Ma il diritto di voto non basta a fare una democrazia. Barometro della democrazia sono i diritti delle donne, i diritti delle minoranze religiose ed etniche, i diritti di coloro che hanno un diverso orientamento sessuale.

Per la legge della Repubblica islamica dell’Iran valiamo la metà rispetto a un uomo. Quando ereditiamo, quando testimoniamo in tribunale, quando siamo vittime di violenza. E sì, anche in Iran ci sono i ginecidi: secondo il capo della polizia il 50 percento delle donne uccise sono vittime di un familiare, qualcuno che vive sotto lo stesso tetto. La poligamia è permessa, ma a determinate condizioni: a dare il permesso sono le prime mogli. E difficilmente accettano compromessi! Ma se sposiamo uno straniero, non possiamo passare la cittadinanza iraniana ai figli. Un diritto che voi – italiane – avete ottenuto nel 1983. E le donne del Marocco nel 2006, con la riforma del diritto di famiglia.

Per noi, donne di Teheran, ottenere il divorzio non è facile, e la custodia dei figli non sempre ci viene concessa. Anche se oggi i giudici applicano il “principio di competenza”: danno i figli in affido al genitore più competente ad occuparsi di loro, quello che li manda a scuola con i compiti fatti, gli abiti lavati e stirati, e li accoglie con un piatto caldo. Merito dei tanti attivisti, come l’avvocato Shirin Ebadi, il nostro Nobel per la Pace.

In fatto di diritti, dovremmo dar retta al nostro poeta Hafez: Sabr va zafar har do dustan-e qadimi hastand. Bisogna avere pazienza, perché chi non ha pazienza non ha saggezza. In questi decenni tanto è cambiato, basti pensare che nel 1977 le iraniane avevano in media sei figli e nelle aree rurali otto. Oggi i nostri tassi di fertilità sono simili a quelli europei: non si arriva alla media di due figli. In Europa ci sono voluti tre secoli. Da noi, il 74 percento delle donne sposate tra i quindici e i quarantanove anni usa la pianificazione familiare: il 60 percento si affida ai contraccettivi e un terzo fa conto sulla sterilizzazione femminile o maschile.

I diritti sono un percorso a ostacoli. Ma con voi non mi piace fare la vittima, non voglio lamentarmi delle tante difficoltà. Anche perché, poco per volta, otteniamo qualche risultato. Con un pizzico di creatività, come la mia amica Leila. Suo marito non voleva concederle il divorzio, e allora ha cercato di comprarlo, rinunciando al mehrieh, una cifra che la famiglia e il mullah che celebra le nozze inseriscono nel contratto di matrimonio e quindi ha valore legale.



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