Non sono la signora di nessuno by Anna Kuliscioff

Non sono la signora di nessuno by Anna Kuliscioff

autore:Anna Kuliscioff [Kuliscioff, Anna]
La lingua: ita
Format: epub
editore: FuoriScena
pubblicato: 2024-11-15T00:00:00+00:00


1 Claire Lacombe (Pamiers 1765 - Parigi 1826), attrice teatrale e femminista, è stata una delle prime militanti repubblicane durante la Rivoluzione francese. Cofondatrice, nel 1793, della Società delle repubblicane rivoluzionarie, dal 1792 al 1794 è stata Delegata di sezione del Comune di Parigi alla Convenzione nazionale della Prima repubblica.

In nome della libertà della donna

Laissez faire, laissez passer! Sono assai grata all’amica Anna Maria Mozzoni del suo intervento in quella che a me pare la più importante fra le questioni che possono, in questo momento, interessare e agitare il partito socialista d’Italia.

La Mozzoni, che, a buon diritto, è ritenuta la più valorosa ed autorevole rappresentante del femminismo italiano, ha fatto ricorso a tutte le argomentazioni, onde si vale il femminismo internazionale, contro le leggi protettive del lavoro delle donne. Con una chiaroveggenza meravigliosa, essa non si perita di profetizzare che i socialisti, con la loro cavalleresca premura verso la donna lavoratrice, finiranno, in nome di un vieto dottrinarismo, per confinarla di nuovo al focolare domestico lasciandola così, troppo igienicamente, morire di fame.

Se il presagio avesse fondamento, certamente i socialisti sarebbero i primi a combattere qualsiasi legge a tutela del lavoro della donna. Chi, infatti, ha più di essi la profonda convinzione che l’abolizione del lavoro delle donne nelle industrie significherebbe la condanna perpetua della donna alla schiavitù familiare e sociale, alla prostituzione matrimoniale ed extra-matrimoniale? E come mai i socialisti non si sono accorti d’una minaccia così grave per l’avvenire e nei Congressi nazionali – ultimamente in Austria ed in Italia – ed internazionali – a Zurigo nel 1893 – affermarono ripetutamente che, dovunque il partito del proletariato è politicamente rappresentato nei Parlamenti, esso deve anzitutto combattere per una legge che limiti lo sfruttamento delle schiave salariate?

Ma badate – ci grida la signora Mozzoni – alla malvagia compagnia nella quale vi trovate: poiché le leggi protettive del lavoro delle donne furono dovunque e sempre invocate non dagli amici, ma dai nemici delle donne lavoratrici.

Non so a che paesi ed a quali nemici alluda la signora Mozzoni; quel che consta a noi, è che fu il proletariato organizzato per la resistenza economica che seppe strappare, con lunghe e spesso eroiche lotte (a testimonianza di Marx, «con una guerra civile che durò mezzo secolo» in Inghilterra), la giornata legale di lavoro per le donne lavoratrici; dapprima (1850) per la sola industria tessile, indi, a mano a mano, per ogni altra e persino per le piccole industrie.

È precisamente dell’Inghilterra che la signora Mozzoni si fa forte quando asserisce: «che il primo giorno in cui la legge protettrice andò in vigore, migliaia e migliaia di operaie furono licenziate». Se le statistiche non sono una fiaba, l’eloquenza delle cifre basterebbe a chiudere la nostra contesa. Dopo il Factory Act, in Inghilterra, dal 1850 al 1875 nell’industria tessile (la prima industria protetta come già avvertii) le donne, da 204.466, aumentarono a 506.949. Quanto ai salari, essi non solo non diminuirono, ma, a testimonianza di uno degli ispettori del lavoro, già nel ’59 erano aumentati sino del 40 percento, mentre le ore del lavoro da 90 furono ridotte a 56 alla settimana.



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