Parlesia. La lingua segreta della musica napoletana by Valeria Saggese

Parlesia. La lingua segreta della musica napoletana by Valeria Saggese

autore:Valeria Saggese [Saggese, Valeria]
La lingua: eng
Format: epub


27. «Il tipo qua a destra non è affidabile, scappiamo che stanno arrivando le guardie».

RITORNO AL PASSATO:

LA PARLESIA COME TRATTO IDENTITARIO

Sono passati moltissimi anni da quando quei giovani musicisti talentuosi si incontravano nella grotta di Geremia Blue, al secolo Enzo Ciervo, per sperimentare una nuova musica. Siamo nel 2012 e Pino Daniele trasforma il Palapartenope di Napoli in un ritrovo di suoni e di alchimia, chiamando con sé gli amici storici come Rosario Jermano e Rino Zurzolo, i musicisti di Vai mo’ James Senese, Tullio De Piscopo, Tony Esposito, Joe Amoruso e ancora Ernesto Vitolo, tastierista e hammondista di Nero a metà, il suo compagno di scuola Enzo Gragnaniello, il percussionista Tony Cercola, il chitarrista Antonio Onorato, e Raiz. Gli ultimi due della lista erano esplosi oltre un decennio più tardi rispetto a Pino, negli anni Novanta, in ambito jazz rock il primo e all’interno della musica urbana, trip hop, reggae e rap con gli Almamegretta il secondo, anche grazie agli apprezzamenti pubblici e allo spazio dato loro da Pino nei suoi concerti negli stadi. Lui, che amava ogni tipo di ricerca, di linguaggio e di sviluppo innovativo artistico e poetico, ha messo in luce e dato diverse opportunità ai giovani che riteneva talentuosi.

Lo ha fatto fino alla fine.

Il concertone «Tutta n’ata storia» si replicò ancora per due anni, con la stessa formula, circa venti date tutte sold out, con tanti altri ospiti invitati sul palco, tra cui Lino Vairetti con gli Osanna, Eugenio Bennato, la NCCP, Lina Sastri, Jenny Sorrenti, Teresa De Sio, Gigi De Rienzo, Gianni Guarracino, Clementino e Rocco Hunt.

Essere testimone di parole, di musica, di frasi dette in parlesia, della vita professionale e privata di alcuni dei più grandi musicisti della storia, è davvero un grande privilegio.

In quei giorni, nel backstage, l’espressione addove era diventata anche una maniera per salutarsi, riecheggiava mille volte, era un modo per riconoscersi e dirsi, con una sola parola, «facciamo parte della stessa comunità, siamo fratelli della stessa tribù». Poi, chiaramente, la si usava anche nel contesto giusto, quando per esempio si avvicinava un soggetto indesiderato. Spesso si trattava di qualche giornalista bacone.

«Addove!», risuona la voce di Pino dal camerino, tra una risata e un tiro dal sigaro.

«Addove!», risponde Tullio De Piscopo, alzando le bacchette mentre sale le scale.

Uno sguardo complice e una sola parola per comprendersi, poi si sale sul palco, dove c’è Alessandro Daniele che ha tutto sotto controllo.

Sul ballatoio, tra i camerini del primo piano e quelli del secondo, c’è una finestra dove i fumatori si alternano e trascorrono alcuni momenti goliardici.

Tra il suono delle chitarre e l’odore dei bauli, tra metri e metri di cavi, ci sono tecnici e fonici al lavoro sul palco e nei meandri più impensabili del Palapartenope. C’è il buffet preparato nell’anticamera dei camerini, ovviamente dalla Lollo, Lorena Nolli, una delle maestranze più riconosciute e apprezzate, diventata indispensabile per i più grandi artisti italiani e internazionali. «Lollo! Dove sta Lollo?», ogni tanto si sente la voce di Pino chiamarla. Dopo meno di un secondo, eccola che compare.



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