Parmenide, Filebo, Simposio, Fedro by Platone

autore:Platone [Platone]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Filosofia, Letteratura
editore: Laterza
pubblicato: 1984-03-26T22:00:00+00:00

XXVIII. SOCR. Fra poco, Protarco, avrai non minore occasione di dimostrarlo. Rispondi infatti: è nella trasmodatezza che vedi più grandi i piaceri - non dico in maggior numero, ma invece superiori per forza ed intensità - che non nella vita saggia e temperata? Rispondi facendo attenzione. PROT. Ma capisco ciò che tu vuoi dire, e vedo che v’è una grande differenza. Infatti i saggi e temperanti, direi, in ogni occasione li trattiene anche la massima [e] che ordina "nulla di troppo", massima cui obbediscono; ma per quanto riguarda gli stolti e gli intemperanti quel violento piacere che li domina fino alla follia li rende universalmente oggetto di cattiva fama. SOCR. Bene. E se le cose stanno così, è chiaro che i più grandi piaceri sorgono in una certa condizione di vizio dell’anima e del corpo e non nella virtù; e così pure è dei più grandi dolori. PROT. Esattamente. SOCR. Ora, presceltine alcuni, bisogna esaminare per qual mai loro carattere noi dicevamo che [46a] appunto questi sono i piaceri più grandi. PROT. E’ necessario far così. SOCR. Esamina allora i piaceri delle malattie che dirò, quale è il modo secondo cui si verificano. PROT. Quali? SOCR. Parlo dei piaceri delle malattie ripugnanti, piaceri che quegli uomini difficili di cui parlammo assolutamente detestano. PROT. Quali? SOCR. Per esempio il sollievo che viene ai malati di scabbia dal grattarsi e tutti gli analoghi casi che non hanno bisogno d’altra cura. Questa affezione infatti che allora si verifica in noi come dovremo definirla, per gli dèi? Piacere o dolore? PROT. Questa cosa, dico io, Socrate, pare che [b] sia un male misto. SOCR. Io non ho certo fatto questo discorso, almeno direi, per affliggere Filebo; ma, Protarco, senza questi piaceri e quelli che conseguono a questi, se cioè essi non siano stati sottoposti alla nostra osservazione, io direi che non potremmo mai giudicare su quanto ora stiamo ricercando. PROT. Allora bisogna dirigere la nostra ricerca verso i piaceri congeneri a questi. SOCR. Intendi dire quelli che sono misti e partecipano di due condizioni? PROT. Esattamente. SOCR. Ci sono dunque commistioni che riguardano il corpo e avvengono nei corpi, commistioni [c] che riguardano l’anima ed avvengono nell’anima; e troveremo pure i dolori dell’anima e quelli provenienti dal corpo mescolati ai piaceri, e tutti insieme ora sono chiamati piaceri ora dolori. PROT. Come? SOCR. Quando un uomo nella ricostituzione della sua natura, o nel dissolvimento, subisce opposte e simultanee affezioni ed ora rabbrividendo si infiamma, ora bruciando trema di freddo e cerca, io credo, di trattenere in sé una di queste affezioni e di liberarsi dall’altra, allora questo dolce mescolato d’amaro, come si dice, al quale presente in noi si accompagna [d] la difficoltà d’uscirne produce dapprima irritazione e finalmente una selvaggia eccitazione. PROT. E’ proprio vero quanto dici ora. SOCR. Ora di questi stati misti alcuni sono composti di piacere e dolore in uguale misura, altri in misura diversa. Non è vero? PROT. Come no, infatti? SOCR. Devi dire allora che gli stati misti

scaricare

Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.