Partitura Finale by Ian Rankin

Partitura Finale by Ian Rankin

autore:Ian Rankin
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
editore: Longanesi
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


“Nancy è in casa?” domandò Rebus al coinquilino della Sievewright quando il giovane venne ad aprirgli.

“No.”

Infatti, perché stava percorrendo Leith Street quando Rebus le era passato accanto in macchina. Quindi lui aveva almeno venti minuti di vantaggio, sempre ipotizzando che lei stesse tornando dritto a casa.

“Eddie, giusto?” disse Rebus. “Sono stato qui qualche giorno fa.”

“Me lo ricordo.”

“Non ho sentito il tuo cognome, però.”

“Gentry.”

“Come la cantante Bobbie Gentry?”

“Un esperto di country anni ‘60… Ormai non se la ricorda più nessuno.” “Io sono più vecchio della media. A casa ho un paio di dischi suoi. Ti spiace se entro?” Rebus notò che Gentry non portava più la bandana ma aveva ancora l’eye-liner sbaffato sotto gli occhi. “Nancy mi ha dato appuntamento qui alle tre”, aggiunse. Una panzana spudorata.

“È venuto qualcuno a cercarla poco fa…” Gentry recalcitrava, ma lo sguardo di Rebus gli fece capire che la sua resistenza era vana. Aprì la porta quel poco che bastava, e nell’entrare l’ispettore gli rivolse un lieve inchino. Il soggiorno odorava di tabacco rancido e di qualcosa che forse era olio di patchouli… Non si imbatteva più in quell’aroma da un bel pezzo.

Rebus si avvicinò alla finestra e sbirciò di sotto, verso Blair Street. “Ti racconto una storiella”, disse quindi, seguitando a dare le spalle a Eddie Gentry. “Dall’altra parte della strada c’è un dedalo di scantinati, dove una volta provavano le band. Ma il proprietario vuole ristrutturare, perciò chiama i muratori. Quelli si mettono al lavoro dentro le gallerie - chilometri di tunnel, giuro -e cominciano a sentire gemiti disumani…” “… che vengono dal salone massaggi alla porta accanto”, concluse Gentry tagliando corto.

“Ah, l’avevi già sentita.” Rebus si voltò e si mise a guardare le copertine degli album; autentici long-playing, non CD. “Caravan”, commentò. “Il più bel disco dei Canterbury… Non sapevo ci fosse ancora gente che li ascoltava.” Riconobbe qualche altro disco: i Fairports, Davey Graham, i Pentangle. “Ma tu che fai, studi archeologia?” domandò.

“Mi piace un sacco di roba vecchia”, spiegò Gentry. Accennò col mento a un angolo della stanza. “Suono la chitarra.” “Vedo”, disse Rebus accennando alla sei corde acustica posata sul sostegno e alla dodici corde sdraiata per terra lì vicino. “E come te la cavi?” Per tutta risposta Gentry prese la sei corde e si accomodò sul divano, le gambe incrociate. Cominciò a suonare e Rebus si rese conto che si era lasciato crescere le unghie della mano destra, sicché ciascuna gli faceva da plettro. Riconobbe il brano, anche se non riuscì a identificarlo.

“Bert Jansch?” azzardò sull’accordo finale.

“Dall’album in collaborazione con John Renbourn.”

“Anni che non lo sentivo.” Rebus approvò con un cenno del capo. “Bravo, giovanotto, davvero. Peccato che non ci si campi, eh? Se no magari non dovevi spacciare droga.”

“Come?”

“Nancy ci ha raccontato tutto.”

“Ehi, aspetti un attimo.” Gentry posò la chitarra da una parte e si alzò in piedi. “Che cosa sta dicendo?” “Un musicista sordo?” Rebus fece la faccia meravigliata.

“Le parole le ho sentite, ma non capisco cosa può averle detto Nancy.” “La sera che il poeta è stato ucciso, lei doveva ritirare una consegna dal tizio che le hai presentato tu.



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.