Per una società ecologica - tesi sul municipalismo libertario e la rivoluzione sociale by Murray Bookchin

autore:Murray Bookchin [Bookchin, Murray]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2017-02-16T16:00:00+00:00

L’anarchia e le utopie libertarie

Nel ribollire di idee sul rinnovamento sociale che ha contrassegnato il periodo tra il sedicesimo e il diciottesimo sono in particolare emersi alcuni approcci radicali tra loro conflittuali. Era possibile, in un’epoca di profondo disagio economico, che il benessere materiale delle persone venisse ottenuto solo a patto di sottomettere l’individuo a una società ben ordinata, basata sulla disciplina di tipo monastico e, più tardi, sull’autorità statale? Era indispensabile che l’uguaglianza a livello materiale venisse realizzata subordinando la libertà a piani economici coattivi? Davvero un’esistenza gioiosa e sensuale era in contrasto con la necessità che tutti lavorassero, necessità di cui si era nutrito l’ascetismo che affliggeva tante utopie e tanti ideali progressisti di società? Era possibile l’abbondanza per tutti in un’epoca che ancora non era riuscita a garantire la soddisfazione dei più elementari bisogni per la sopravvivenza? E in che misura gli uomini (per non parlare delle donne) potevano creare una cultura politica vivace e partecipativa dedicando otto ore di lavoro, o meno, ai compiti indispensabili per il soddisfacimento delle loro necessità materiali essenziali? Alla base di tutti gli ammonimenti morali promossi dagli ideali di quel tempo straordinario stavano evidentemente domande di questo tipo, e non si possono comprendere le possibilità e le limitazioni insite in quelle concezioni senza prendere in considerazione questo tipo di problemi.

Nel passaggio dalla città alla nazione, dal monastero allo Stato, dall’etica alla politica, dalla proprietà comune a quella privata, e infine da un mondo artigianale a uno industriale, è emersa un’affascinante combinazione di concezioni spesso contenenti il meglio e il peggio di ognuna di queste antinomie sociali. Uso il termine «antinomie» coscientemente, perché ciò di cui parlo sono idee contraddittorie ma coesistenti, e alcune di queste hanno completamente soppiantato le immagini precedenti nella mente dei pensatori progressisti del diciannovesimo secolo. Anzi, come vedremo, esse sono riemerse ai giorni nostri, anche se nella forma di richieste radicalmente riformulate alla luce di una sintesi del tutto nuova definita «ecologia sociale». È pur vero che fra molte di esse è stata poi compiuta una scelta da parte dei teorici progressisti. Ad esempio, il marxismo ha scelto nettamente la nazione invece che la città e lo Stato invece che la comunità monastica autodisciplinata, come proponeva ad esempio Andreae, le cui idee hanno anticipato il «villaggio industriale» di Robert Owen.

Ma altre forme di pensiero rivoluzionario dovevano ancora emergere, forme capaci di sviluppare una sintesi adatta al proprio tempo (di rapida industrializzazione e urbanizzazione), alle quali dobbiamo un ricco lascito di idee che il pensiero rivoluzionario non può più permettersi di ignorare. Mi riferisco qui alle utopie libertarie e alle idee esplicitamente anarchiche apparse nel diciannovesimo secolo: una tradizione che ha prodotto ideali di libertà tanto razionali quanto etici, tanto meditati quanto appassionati. È semplicemente impossibile ignorare le penetranti analisi di William Godwin, o l’opera complessiva di Pierre-Joseph Proudhon, o la critica incisiva di Michail Bakunin, o il vasto lavoro di ricostruzione di Pëtr Kropotkin, con le sue profetiche intuizioni ecologiche, o le visioni utopiche di Robert Owen e di Charles Fourier.

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