Pornografia by Witold Gombrowicz

Pornografia by Witold Gombrowicz

autore:Witold Gombrowicz
La lingua: ita
Format: epub, azw3
pubblicato: 2014-07-02T04:00:00+00:00


9

Ho già detto che quattro piccole isole divise tra loro da canali verdi per una fitta coltre di vegetazione acquatica formavano il prolungamento naturale dello stagno? Alcuni ponticelli scavalcavano i canali. Proprio in fondo al parco un vialetto si snodava tra macchie di noccioli, di gelsomini e di tuie consentendo di aggirare per via di terra quell’arcipelago paludoso di acque stagnanti. Nel percorrerlo ebbi l’impressione che uno degli isolotti non fosse come gli altri... ma in che senso? Un’impressione quanto mai fugace, però ormai il giardino faceva troppo parte del gioco per poterlo trascurare. Un’impressione che tuttavia non riuscivo a mettere a fuoco. Sull’isola, una boscaglia inanimata sormontata dai pennacchi dei fusti più alti. Giornata torrida. L’ora, quella del tè. Nel canale quasi prosciugato luccicava la crosta fangosa interrotta qua e là da verdi chiazze d’acqua. Le rive invase dai canneti. Nella nostra situazione ogni elemento insolito andava verificato senza indugio: passai quindi sull’altra sponda. L’isolotto boccheggiava nella morsa della calura, l’erba vi spadroneggiava fitta e alta, percorsa da stuoli di formiche; più su le chiome degli alberi con la loro esistenza chiusa e separata. Mi feci strada tra i cespugli e... guarda guarda... Sorpresa!

Una panchina. Seduta sulla panchina lei, ma con certe gambe a dir poco inaudite. Una con addosso calza e scarpa. L’altra nuda oltre il ginocchio... e fin qui non ci sarebbe stato niente di strano. Lo strano era che anche lui, sdraiato sull’erba ai piedi della ragazza, aveva una gamba nuda con il pantalone rimboccato sopra il ginocchio. Accanto, la scarpa con dentro il calzino. Lei teneva il volto e gli occhi girati di fianco. Lui non la guardava, affondava la testa nel braccio poggiato sull’erba. Ma tutto questo non avrebbe avuto nulla di scandaloso se non fosse stato così in contrasto con il loro modo di essere abituale, così raggelato, così stranamente immoto, così poco congeniale... E poi quelle gambe assurdamente nude, una per coppia, splendenti di fisicità nella calura umida e afosa punteggiata dai tonfi delle rane! Una gamba nuda lui e una gamba nuda lei. Forse avevano sguazzato nell’acqua... ma no, lì c’era sotto dell’altro, non si spiegava così facilmente... una gamba nuda lui e una gamba nuda lei. La gamba di lei si mosse leggermente, si allungò. Lei appoggiò il piede su quello di lui. Nient’altro.

Guardavo. A un tratto mi resi conto di tutta la mia stupidità. Ma come avevo potuto essere tanto ingenuo — e Federico con me — da credere che tra loro “non ci fosse niente”!... Farmi ingannare a tal punto dalle apparenze! Eccola lì la smentita, grossa come una casa! Dunque si incontravano qui, sull’isolotto... Un muto, grandioso grido d’appagamento e di liberazione si innalzava da quel luogo, mentre il loro contatto proseguiva immoto, senza voce e persino senza sguardo (poiché neanche si guardavano). Una gamba nuda lui, una gamba nuda lei.

D’accordo. Però... non poteva essere vero. C’era un nonsoché di artificioso, di inaudito, di perverso... Tanto per dirne una, perché quell’immobilità da sortilegio? Perché tanto gelo nel



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