Poverty Safari by Darren McGarvey

Poverty Safari by Darren McGarvey

autore:Darren McGarvey [McGarvey, Darren]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858697481
editore: Rizzoli
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


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Racconti dal Mall

Sono in piedi alla cassa di un McDonald’s, dove sto comprando da mangiare contro la mia volontà, e mi sento sconfitto. Da due settimane ho ricominciato con il cibo spazzatura, dopo che ero riuscito a perdere quasi cinque chili durante un periodo di astinenza. Un successo che rende il mio ritorno alla fame nervosa più difficile da digerire. Conosco bene questa sensazione. Dopotutto, non è la prima volta che mi capita.

Prendo la mia ordinazione e vado a sedermi a un tavolo, mortificato all’idea che mi veda qualcuno che conosco. Mi ripeto che questa è l’ultima volta. Ho la testa costantemente occupata dai calcoli di calorie, chili, litri, libbre. In parallelo a queste stime, annoto miglia, chilometri, passi. Le mie app registrano tutto quello che mangio e bevo, e ogni sforzo fisico che compio. Durante il giorno ricevo un continuo flusso di dati. Se la conoscenza è potere, allora perché mi sento così debole e patetico? Così sovrappeso?

Tutte le cattive abitudini implicano una routine, ogni deviazione dalla quale genera ansia e turbamento. Lo stress che ne consegue innesca il desiderio di ricaderci; un impulso potente che prevale su ogni altra considerazione.

In altre parole, quando sono stanco o stressato e il mio cervello mi chiede di entrare da McDonald’s, diventa molto difficile resistergli. Apro la scatola del chicken burger e svuoto una porzione di patatine fritte nel coperchio aperto, che uso come una piccola ciotola. Ne mangio due che sono cadute sul tavolo e sposto l’attenzione sulla cannuccia: strappo l’involucro, la estraggo con i denti, la metto nel bicchierone di carta e faccio il primo sorso di Coca-Cola.

La bibita gassata, ghiacciata, mi rinvigorisce e mi sento invaso da un’ondata di positività che sfiora l’euforia. La vergogna sparisce. L’ottimismo, però, si dissipa non appena comincio a immaginarmi una vita in cui non varco mai la soglia di un McDonald’s.

Torno alle patatine. Questa volta ne prendo una bella manciata, seguita da un altro sorso di Coca. Mangio e bevo sempre più in fretta e, come al solito, più cibo mi entra in corpo e più divento insaziabile. Per questo ho preso la precauzione di ordinare direttamente due porzioni di patatine. È confortante sapere di averne una in più; è un po’ come essere in compagnia di un’altra persona ma senza ansia sociale.

Quando sono in questa trance da ingordigia, la quantità di cibo che riesco a ingerire è strabiliante. Mentre mangio, scorro sul mio smartphone le testimonianze di persone che non sono riuscite a seguire la loro dieta e mi sento sempre più disgustato da me stesso. È come se il mio cervello non riuscisse a registrare il fatto che sono sazio e mettesse il pilota automatico. Mi guardo attorno. Quasi tutti gli altri clienti sono soli e sovrappeso come me. Chissà se anche per loro l’intensa soddisfazione dei primi bocconi non è che il prologo al sentimento di profonda vergogna e al senso d’impotenza che, dopotutto, sono proprio ciò che ci ha spinto a entrare qui.

Non riesco a pensare come ci si possa godere questo cibo quando si è sovrappeso.



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