Prego Dio che mi liberi da Dio: La religione come verità e come menzogna by Marco Vannini

autore:Marco Vannini [Vannini, Marco]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Religion, General
ISBN: 9788858760222
Google: el-gDQAAQBAJ
editore: Bompiani
pubblicato: 2013-06-06T22:00:00+00:00

IV

Sebastian Franck: i paradossi del cristianesimo

1. Umanesimo e mistica

Con l’Umanesimo da un lato si recupera appieno la filosofia classica – le traduzioni in latino di Platone e di Plotino a opera di Marsilio Ficino sono in questo senso lo spartiacque tra medioevo ed età moderna –, dall’altro la filologia (basti pensare a Erasmo da Rotterdam) comincia a rendere possibile, e quindi doverosa, una lettura critica delle Scritture.

I maestri spirituali del medioevo avevano esercitato la libertà di pensiero, e perciò si erano sentiti profondamente uniti ai filosofi dell’antichità, però in essi – pensiamo sempre a Eckhart – perdurava la credenza nella Scrittura in quanto parola letteralmente ispirata da Dio, per cui una faticosa opera di interpretazione allegorica era l’unica via per salvarne in qualche modo la coerenza interna e soprattutto la “verità”.

Dopo l’Umanesimo, la tradizione neoplatonica, che è il “fondamento vivo della religione”,1 non riesce più a conciliarsi con la Bibbia. Restare cristiani senza dismettere la ragione diventa così un’operazione quasi impossibile e da allora in poi la religiosità vera e lo spirito di Cristo si dovrà cercare prevalentemente nella filosofia – in Kant,2 in Hegel.3

Tutto ciò è evidente nella “più grande figura religiosa del cristianesimo moderno”,4 ovvero in Sebastian Franck (1499-1543).5 Prima prete cattolico, poi predicatore evangelico, Franck depose il suo ufficio quando vide che non era più compatibile con l’onestà della coscienza. Odiato da Lutero, perseguitato dai teologi di tutte le Chiese, visse povero ed errabondo, mantenendo la “visione più viva e luminosa delle grandi verità del cristianesimo e immedesimandole con la sua personalità e la sua vita”.6

La sua vita fu infatti esercizio di filosofia, e perciò di cristianesimo – dunque esercizio di morte, nel più genuino senso platonico e cristiano, che consiste di una cosa soltanto: distacco.

Non dobbiamo però cercare in lui il sistema. Franck chiama sì “la sua filosofia” l’opera maggiore, i Paradossi, ma ritiene che la verità non si possa esprimere o scrivere,7 e che tutte le cose abbiano due aspetti,8 per cui è assurdo pensare di racchiudere il vero in un sistema, filosofico o teologico che sia.

I Paradossi sono una serie di asserzioni “certamente vere, ma che il mondo e ciò che vive secondo il mondo non ritengono affatto vere”,9 in quanto il vero senso della Scrittura non è altro che un eterno paradosso, in conflitto con tutto ciò che il mondo crede.10 Di qui l’andamento dialettico di tutta l’opera, nella quale continuamente si contrappongono le opinioni, mostrando poi la soluzione della contraddizione nel rapporto delle opinioni stesse, comprese da un punto di vista più ampio ed elevato.

Il rilievo straordinario dell’opera di Franck sta nella saldatura che egli compie tra mistica e Umanesimo – dunque tra religione e scienza – in un quadro che è ancora quello del cristianesimo tradizionale, ma che non dipende più da una indifendibile Scrittura ed è perciò un cristianesimo ormai altro da quello medievale.

Dai mistici medievali, da Eckhart, da Taulero e dalla Teologia tedesca, e, dunque, in ultima analisi da Agostino e dal platonismo, proviene l’idea fondamentale: la verità abita nel profondo dell’uomo e la si scopre rimuovendo tutto l’accidentale, ovvero con il distacco.

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