Prima che faccia Buio by Laura Pellegrini

Prima che faccia Buio by Laura Pellegrini

autore:Laura Pellegrini [Pellegrini, Laura]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2016-01-30T23:00:00+00:00


Dio come sei bella.

I suoi occhi chiusi, la sua espressione arresa.

Ogni cosa di me è tua.

Vengo e lei con me.

18 - Manaar

È l’alba. L’aria fresca mi pizzica la pelle mentre sorseggio un caffè bollente con

entrambe le mani chiuse attorno alla tazza. Il calore della bevanda si condensa nel mio

respiro e piccole nuvolette biancastre fuoriescono dalla mia bocca a ogni sorsata.

Sono appena fuori l’ingresso della mensa, lo sguardo fisso al cielo e nel petto

l’assoluta certezza di non essermi mai sentita così completa.

Il silenzio del campo è rotto solo dal rumore ritmico dei suoi passi sul terreno,

udibili non appena si fa più vicino. È al quinto giro di corsa e lo vedo passare davanti

a me ogni otto minuti più o meno. I suoi occhi mi fissano sempre prima di scomparire

dietro il container dello stoccaggio. Non sorride, non accenna neppure un saluto.

Concentrato, esegue il suo allenamento quotidiano assieme a un piccolo gruppo di

uomini, eppure so benissimo cosa gli passa nella testa.

Al suo sesto giro ho finito il mio caffè. Guardo il fondo vuoto della tazza. Devo

rientrare, iniziare a lavorare e accantonare per un po’ il pensiero di lui e delle tre notti

che abbiamo passato insieme. Nessuno sa di noi, nemmeno Roberta. Nessuno ci ha

visti o sentiti. Ci siamo amati in silenzio, felici della nostra pazzia, ebbri l’uno

dell’altro, come due adolescenti al primo amore. Le poche ore che il riposo notturno

ci ha concesso, le abbiamo passate a fare l’amore, a parlare, dormire. Gli ho

raccontato della mia vita, le motivazioni che mi hanno spinto a fare questo mestiere, le

mie aspirazioni, le mie paure. Mi ha ascoltato senza fare domande, senza obiettare,

attento a ogni parola che usciva dalla mia bocca. Mi ha baciata, tanto, stretta, tanto e

solo dopo ha parlato di sé. L’ha fatto la notte passata. Con la testa appoggiata sul suo

petto ho ascoltato i racconti di quando era un ragazzino, di quando marinava la scuola

per andare con i suoi amici nella pineta. Si arrampicavano sugli alberi e il primo che

arrivava al punto più alto diventava il leader della settimana, quello con più coraggio,

quello con più sangue freddo. Vinceva quasi sempre.

«Il mio bisnonno era un carabiniere, mio nonno era un carabiniere, mio padre un

Colonnello dell’Esercito ormai in pensione» mi ha detto accarezzandomi i capelli.

«Sapevo che sarei diventato un militare, non ho mai avuto altro in testa. Mio nonno,

durante l’estate, mi portava a sparare al poligono di un suo amico. Sono cresciuto tra

uniformi, regole, ordini e nonostante tutto ho sempre cercato di fuggire dalle

imposizioni. Le odio, ma non saprei vivere senza ormai. Mia madre avrebbe voluto un

futuro diverso per me, una donna, dei figli, un lavoro normale… ma io sono questo.

Sono il risultato di anni di uniformi, nozioni acquisite, tattiche di guerra imparate,

addestramenti, scarponi pesanti, fucili inceppati, lanci dal paracadute. Le scrivanie, le

cravatte e gli abiti su misura mi fanno venire l’orticaria, come la sedentarietà. Quello

che faccio è il mio ossigeno e l’adrenalina è il mio carburante. Non potrei mai vivere

come tutti gli altri, per questo faccio bene il mio lavoro, perché non è un modo per

portare a casa dei soldi, ma quello che sono.



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