Prince Harry by Spare. Il minore

Prince Harry by Spare. Il minore

autore:Spare. Il minore
Format: epub


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L’unica cosa positiva di Scemo e Più Scemo fu che mi prepararono per la guerra. Mi riempirono di una rabbia soffocante, sempre un buon presupposto per la battaglia. E mi fecero anche desiderare di essere ovunque tranne che in Gran Bretagna. “Dove sono i miei maledetti ordini?

“Vi prego, mandatemi i miei ordini.”

E poi, ovviamente, come capita spesso…

Ero a un festival musicale quando mia cugina mi picchiettò sulla spalla. «Harry, lei è la mia amica Cressida.»

«Oh. Ciao.»

La situazione era poco promettente. Un mucchio di gente, zero privacy. Oltretutto, avevo ancora il cuore spezzato. D’altro canto, il paesaggio era splendido, la musica piacevole, il tempo bello.

Scattò una scintilla.

Poco dopo uscimmo a cena. Mi parlò della sua vita, della sua famiglia, dei suoi sogni. Voleva diventare attrice. Era talmente posata e timida che era l’ultima professione che avrei immaginato per lei, e glielo dissi. Ma mi confessò che la faceva sentire viva. Libera. Da come ne parlava sembrava che la facesse volare.

Alcune settimane più tardi, al termine di un altro appuntamento, le diedi un passaggio a casa. «Sto all’incrocio con King’s Road.»

Accostammo davanti a una grande casa in una via molto curata.

«Vivi qui? È casa tua?»

«No.»

Spiegò che stava trascorrendo qualche giorno da una zia.

La accompagnai in cima alle scale. Non mi invitò a entrare. Non mi aspettavo che lo facesse, né lo avrei voluto. “Andiamoci piano” pensai. Mi avvicinai per darle un bacio ma sbagliai mira. Ero in grado di colpire un cactus a cinque chilometri di distanza con un missile Hellfire e non ero capace di trovare le sue labbra? Mentre si voltava ritentai, e riuscimmo in qualche modo a sfiorarci. Un momento dolorosamente imbarazzante.

Il mattino dopo telefonai a mia cugina. Scoraggiato, le dissi che l’appuntamento era andato bene anche se il finale aveva lasciato un po’ a desiderare. Non mi contraddisse. Aveva già parlato con Cressida. Sospirò. «Imbarazzante.»

Poi arrivarono le buone notizie. Cressida era disposta a riprovarci.

Ci incontrammo qualche giorno dopo per un’altra cena.

Per puro caso la sua coinquilina stava uscendo con una mia vecchia conoscenza, Charlie. Il fratello del mio defunto amico Henners.

Scherzai: «Ovviamente era destino. Noi quattro ci divertiremo un sacco».

Ma c’era un fondo di verità in queste parole.

Riprovai a baciarla. Meno imbarazzante.

Avevo qualche speranza.

Per il nostro successivo appuntamento, lei e la coinquilina invitarono Charlie e me a casa loro. Drink, risate. Prima che me ne rendessi conto eravamo una coppia.

Purtroppo, però, Cress e io potevamo vederci solo nei fine settimana. Ero impegnatissimo, stavo sbrigando gli ultimi preparativi prima di entrare in servizio. Poi ricevetti gli ordini ufficiali, la data effettiva del mio schieramento, e l’orologio cominciò a ticchettare con forza. Per la seconda volta in vita mia dovevo dire a una giovane donna appena conosciuta che stavo per andare in guerra.

«Aspetterò» disse. «Ma non per sempre» si affrettò ad aggiungere. «Chissà cosa succederà, Haz.»

«Sì, chissà.»

«È più facile dire a me stessa, e agli altri, che non stiamo insieme.»

«Certo. Immagino sia più facile.»

«Ma quando tornerai…»

“Quando.” Aveva detto “quando”. Non “se”.

Gliene fui grato.

Certe persone dicevano “se”.



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