processo alla giustizia by jeffrey ashford

autore:jeffrey ashford [ashford, jeffrey]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: giallo
pubblicato: 0100-12-31T23:00:00+00:00

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Il sovrintendente Watters viaggiò in treno da Londra a Frindhurst.

Watters era uno scozzese taciturno, che godeva fama di una gran

sete di potere che, come si diceva, avrebbe finito col rovinarlo, op-

pure col portarlo molto in alto.

Craig gli andò incontro alla stazione e lo portò fino alla Cen-

trale di polizia. Watters non aprì bocca per tutto il tragitto e,

all'arrivo, si limitò a dire che doveva prendere il treno delle 16 e 18

per Londra e a chiedere dove si trovava l'ufficio del capo della poli-

zia. Nella stanza della Squadra Regionale, Craig trovò

Miller seduto alla sua scrivania, che cercava di far credere che

stava lavorando.

Miller alzò gli occhi. — È venuto?

— Me ne sono appena liberato.

— È vero che è più pungente di un ago?

— Si direbbe di sì, dal suo modo di fare; ha fatto fatica persi-

no a dire buongiorno. — Craig si rendeva conto che Miller era

preoccupato, e la cosa lo imbarazzava. Come sarebbe andata a finire

tutta quella storia? Miller sarebbe stato espulso dalla polizia e pro-

cessato per aver giurato il falso? Un poliziotto ritenuto colpevole di

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questo reato non poteva aspettarsi pietà dalla Corte, quali che fosse-

ro le ragioni che lo avevano spinto a giurare il falso.

Miller prese una matita e la rigirò tra le mani.

— Chissà quando decideranno di farmi entrare in scena?

Craig rispose com'era ovvio, e cioè che non lo sapeva.

Miller aveva l'aspetto di un uomo disperato. Craig si chiese se

Violet Miller era riuscita a restare serena di fronte a tutto ciò che era

successo.

Il telefono squillò, e Miller sollevò il ricevitore.

Ascoltò per alcuni secondi, disse: — Sì, signore — e riattaccò.

— Il mandato di comparizione — disse, alzandosi. Lasciò la

stanza, camminando molto lentamente, come se fosse improvvisa-

mente invecchiato.

Craig aprì la cartella della corrispondenza e incominciò a

scorrere l'ultima infornata di comunicati interni della Centrale. A

volte, gli sembrava che la polizia fosse diventata un'enorme mac-

china burocratica, fatta apposta per sfruttare al massimo il tempo

dei poliziotti più addestrati: nessun posto di polizia della contea

aveva un numero sufficiente di uomini, e forse la ragione andava

ricercata proprio nel fatto che un gran numero di poliziotti spreca-

vano il loro tempo nei lavori d'ufficio.

Guardò l'orologio. Dusty era fuori da un quarto d'ora. Poteva

sperare di sfuggire all'espulsione dalla polizia? Maledetto idiota,

pensò Craig con rabbia.

Si accese una sigaretta. Violet Miller era così orgogliosa del

compito di suo marito nella polizia: dove sarebbe finito, ora,

quell'orgoglio?

Controllò di nuovo l'ora. Erano passati trenta minuti.

Miller era ancora là a colloquio col capo e con Watters?

Quest'ultimo aveva un aspetto veramente scostante.

Erano le 15 e 55; c'era giusto il tempo per prelevare Watters,

accompagnarlo alla stazione e fargli prendere il treno per Londra.

Craig uscì e percorse il breve tratto di corridoio che portava all'uffi-

cio del capo. Bussò alla porta ed entrò.

Il capo, in una divisa elegantissima, era seduto dietro la scri-

vania, e Watters, con un vestito trasandato, stava seduto di fronte.

Miller non c'era.

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— È ora di andare, signore — disse Craig.

— Il signor Watters vi raggiungerà in macchina fra poco —

rispose il capo.

Craig uscì e scese le scale, percorse il corridoio che separava

l'aula del tribunale dalla stazione di polizia e uscì nel cortile.

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