Prova ad amarmi ancora by Sylvia Kant

Prova ad amarmi ancora by Sylvia Kant

autore:Sylvia Kant [Kant, Sylvia]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Newton Compton
pubblicato: 2016-06-06T22:00:00+00:00


Brasile, Manaus

Durante il viaggio, Angela s’era ritrovata spesso a scrutare la foto che la sua amica le aveva inviato: nell’immagine, l’avvenente dottor Da Silva serrava Linda tra le braccia in modo possessivo, come se tra loro ci fosse ben più della semplice amicizia.

Anche se Jorge e Steve, a letto, si dividevano piacevolmente la moglie di quest’ultimo, il banchiere aveva spesso ribadito il concetto che il biologo, comunque, preferisse i maschietti. Ma l’abbraccio caloroso con cui l’uomo cingeva la sua amica nella foto le era parso quantomeno sospetto. Linda, poi, gliene aveva parlato con un tono così caldo e affettuoso che Angela spesso era stata tentata di avvisarla delle particolari predilezioni erotiche del suo eroe.

«Sembrerebbe un bell’uomo, da quel che si riesce a vedere», l’aveva stuzzicata qualche giorno prima, quando si erano contattate su Skype.

«Ha un discreto successo col sesso debole», aveva ammesso la ragazza. «Ma siamo solo amici».

E non solo col sesso debole, avrebbe voluto aggiungere Angela. Poi, fissandola insinuante attraverso la webcam le aveva chiesto: «E tu che ne sai dei suoi successi?».

Linda aveva chinato lo sguardo, imbarazzata. «Le donne chiacchierano».

«E Louis?», aveva chiesto notizie del fidanzato storico della ragazza.

«Sempre preso dal lavoro», aveva glissato questa, imbarazzata.

«Ma lo ami ancora?».

Linda aveva sospirato forte, stranamente rattristata. «Sì, lo amo ancora».

Ritirato il bagaglio, il caldo tropicale di Manaus l’avvolge non appena abbandonato l’ambiente refrigerato dello scalo.

«Che caldo infernale!», borbotta Angela, cominciando a sudare.

«È inverno», dice un omone, fermo sul marciapiede, con uno spiccato accento newyorkese.

Angela gli gira attorno per guardarlo in faccia. «Ilya!», esclama furibonda. «Che diavolo ci fai qui?»

«Vacanza premio», replica il colosso, fissandola con l’espressione implacabile dell’avo russo che gli alberga nelle vene.

«Ilya, non voglio ritrovarmi la tua faccia davanti anche qui!», quindi più gentile: «Lo sai che mi sei simpatico, ma mi rammenti un recente passato non molto piacevole».

«Sono in vacanza premio», ripete questi con la mimica di una parete di granito. «Alex ti ringrazia per i vestiti», aggiunge a voce bassa, un lampo di pena negli occhi.

Il colpo arriva dritto al cuore, facendolo sanguinare. Angela sospira forte, stringendogli brevemente il braccio. «Okay. Meglio tu che un altro», quindi fissando con attenzione la T-shirt bianca che indossa e i calzoncini cachi da cui sporgono cosce muscolose e polpacci fuori misura, gli domanda: «Niente camicie hawaiane questa volta?».

Gli occhi dell’uomo hanno un guizzo, mentre continua a fissare la folla che li attornia sul marciapiede. «È in valigia», lo sente ammettere e un sorriso piega le labbra di entrambi.

Sull’aereo, s’era chiesta più volte chi avrebbe spedito Steve a farle la guardia, perché un conto era sorvegliare una persona in un ambiente civilizzato, discorso diverso era farlo nel pieno della giungla… Ma, a parte un biondo piuttosto attraente, col quale aveva incrociato spesso lo sguardo, non aveva notato personaggi idonei al compito, perciò le era parso piuttosto improbabile non essersi accorta, durante il volo, della presenza di un uomo con la stazza di un toro, segno che Ilya doveva trovarsi già a Manaus.

«A Roma stanno tutti con i cappotti e senti



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