Quando cadrà la pioggia tornerò by Takuji Ichikawa

autore:Takuji Ichikawa [Ichikawa, Takuji]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2010-02-17T23:00:00+00:00

13

Clic!

Mi svegliai. Guardai l'orologio sul pavimento accanto al cuscino: le due e trentacinque. Faceva un po' freddo e dalla finestra giungeva il ticchettio leggero della pioggia.

Per prima cosa controllai YÅ«ji, al mio fianco: un'abitudine di sempre. Dormiva saporitamente, il respiro pesante. Aveva le braccia alzate in un 'evviva': gliele infilai di nuovo sotto le coperte.

Mio non c'era. Uscii dal futon e andai in cucina. Era lì, nella luce fioca della lampada sopra il lavello: seduta su una sedia, si guardava assente le dita.

Si accorse di me e alzò il capo. «Scusa. Ti ho svegliato?»

«No, tutt'altro. C'era il tizio cattivo, quello che mi fa scomparire i sogni». Tentai di riprodurre quel clic con pollice e medio, ma non ne uscì che una specie di fruscio. Dovetti ricorrere allo schiocco con la lingua. «Fa così» dissi. «Per un po' non riesco più a dormire. E tu?»

Mio scosse lentamente la testa. «In un certo senso. Pensavo a così tante cose che non avevo più sonno».

«Lo sapevo».

«Fa freddo, qui». La invitai a spostarsi con me nella stanza accanto alla cucina. Sprimacciai un cuscino e glielo passai: «Prego».

«Molto gentile».

Ci sedemmo vicini, ognuno con il proprio cuscinone dietro la schiena, illuminati fievolmente dalla luce morbida proveniente dalla cucina e dall'adiacente camera da letto.

«Non c'è fretta» dissi. Poi, con un bisbiglio naturale! «Poco a poco».

«Poco a poco?»

«Un po' alla volta. Procediamo un po' alla volta».

«Sì, certo».

Al ticchettio della pioggia si mescolavano colpetti di gocce più grosse. Sembrava che il rumore, regolare, continuasse all'infinito.

Mio fu percorsa da un lieve brivido ed emise uno sbuffo di vapore bianco.

«Hai freddo?»

«Un po'».

Allungai delicatamente il braccio e glielo passai attorno alle spalle. Attraverso il pigiama di cotone sentivo il suo corpo morbido.

«Grazie» disse. «Come sei caldo».

«Queste parole...» dissi, «... era tanto che non le sentivo».

«Sul serio?»

«Sì. Un'altra volta, in passato, dicesti la stessa identica cosa».

«Mi avevi passato il braccio attorno alle spalle?»

«Sì. Era una notte molto speciale. Non te ne ho ancora parlato?»

«No, non ancora. Dai, dimmi. Voglio sapere».

«Ok, ora ti racconto».

Era una notte d'estate, avevamo ventun anni. Non ci vedevamo da un anno.

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