Quel sottile velo tra noi by Elvira Borriello

Quel sottile velo tra noi by Elvira Borriello

autore:Elvira Borriello [Borriello, Elvira]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Collana Arcobaleno
editore: Elmi's World
pubblicato: 2021-01-14T22:00:00+00:00


CAPITOLO VII

Nora era rientrata in sala con un vassoio contenente due lattine di coca-cola. Gliene porse una e stese la mano per prenderla.

- Sai, anche a Isabella piaceva. Dai fermiamoci un attimo, facciamo una pausa. -

Cristina bevve a piccoli sorsi poi si alzò e si diresse verso il balcone.

- C’è un vento fuori che solleva le persone, sarà una primavera fredda questa, chissà se questo impedirà il ritorno delle rondini. –

Nora alzò lo sguardo dal block-notes.

- Vero! Si abbattono sempre più case vecchie per costruirne di nuove, tante tornano ma non ritrovano i nidi perché distrutti o perché il vento li ha spazzati via. Chissà perché devono patire tanto, perché Dio vuole così. -

- Dio… già Dio… - Replicò Cristina. - Dio ha deciso e decide, ha stabilito e stabilisce, ha programmato e programma, ha destinato e destina tutto, anche la nostra storia era nelle sue mani, maledizione, tutto nelle Sue mani. -

- Cosa intendi dire? -

- Che tutto era nelle Sue mani. - Ripeté con voce sommessa. - La nostra vita appesa al pendolino che faceva oscillare, vabbè andiamo avanti, non credo sia una buona idea fermarci. - Disse con voce emozionata, poi volgendo lo sguardo vide Nora assorta nello scrivere.

- Stai prendendo appunti, credi siano sufficienti a convincerti quanto sia stato infinitamente grande il nostro amore? -

- Sì, indubbio. Dimmi, cosa avvenne dopo la tua dichiarazione e dopo la vostra prima volta d’amore? -

Cristina riprese a parlare.

- Presi posto dinanzi a lei, seduta dall’altra parte della scrivania. Così come mi aveva chiesto. Ripresi in mano il libro di matematica dalla cartella chiedendomi perché l’avessi riposto lì. Ero stata talmente distratta che dovevo essere completamente fuori di testa. Ero certa d’averlo lasciato sulla scrivania. Riaprii la stessa pagina che avevo aperto precedentemente e mostrandogliela cercammo di applicarci sul problema che avremmo dovuto svolgere. Impacciate nei movimenti, stralunate e palesemente ancora desiderose di ricominciare da dove, forzatamente, avevamo deciso di interrompere. Ci guardammo in faccia serie, tentando con tutta la buona volontà di non evidenziare i nostri reali stati d’animo. Che buffe, sembravamo quasi ridicole. Fu questa l’impressione che ebbi. Avremmo voluto mandare all’aria il fottutissimo problema da risolvere e risolvere invece il nostro, sicuramente molto più importante ma nessuna delle due osò riparlarne.

Con ostentata e dubbia indifferenza indirizzammo l’attenzione al problema matematico eludendo quello umano. I dati, le formule algebriche che lei ripeteva in continuazione, eh già, voleva darmi a intendere che quanto avessimo vissuto poco prima fosse già stato rimosso. Per me assolutamente no, la mia testa era in tutt’altro posto tranne che lì, e che faceva? Si perdeva in miriadi di pensieri. La desideravo ancora e l’avevo lì dinnanzi a me che leggeva, chiedeva qualcosa, mi interrogava ma io, ero immersa nel profondo della sua anima, come fascio di luce le attraversavo gli occhi e la inondavo d’amore. La guardavo estasiata e lei parlava, parlava ancora e, solo di formule algebriche.

“Ehi ma ci sei?”, mi chiese interrompendo energicamente il magico momento.

“Certo, allora se noi calcoliamo la base per la…”, ma cosa stavo dicendo? Che stronzate le suggerivo? Non era la soluzione, lo sapevo benissimo.



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