Quello che ho da dirvi by Boris Pahor

autore:Boris Pahor [Pahor, Boris]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Nuovadimensione

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ALEXA – Di fronte a una situazione di dominio da parte di una nazione straniera, le possibili strategie da attuare sono l’attivismo, e quindi la ribellione attiva, il silenzio o la rivoluzione culturale?

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PAHOR – Nessun popolo accetta e sopporta un’occupazione. Andate a cercare nella storia. I greci, quando subivano un attacco dall’esterno, anche se erano in minoranza, si opponevano. Hanno combattuto e sono stati degli eroi.

Ciascuno ha diritto di essere padrone in casa sua. Si capisce che quando parliamo di Alessandro Magno o di Napoleone parliamo di grandi uomini che hanno cercato di conquistare, di dominare e di unire sotto il comando della propria persona. È stato sempre così, purtroppo. Hitler non ha mica scoperto l’America! Nella prima guerra mondiale la Germania ha sì vinto a Caporetto (Kobarid), infatti l’armata italiana ha dovuto ritirarsi fino al Piave, ma la guerra in quanto tale è stata vinta dagli alleati, quindi la Germania ha dovuto pagare quello che aveva distrutto. Per questo Hitler si sentiva menomato, perché veniva tolto tutto alla Germania che in più era considerata colpevole. Ma i tedeschi non potevano mica restare in braghe di tela, non potevano accettare che gli si togliesse tutto, avevano anche le colonie… Con il permesso dell’Europa, dopo la prima guerra mondiale hanno cominciato a costruire il loro armamento, carri armati e aviazione, e hanno sviluppato quel settore fino a quando hanno iniziato a dare segnali di voler conquistare i paesi dell’Europa per sottometterli. Hanno cominciato a fare accordi, hanno firmato trattati per poi infischiarsene… Erano solo preoccupati di rafforzare il proprio armamento per poi andare a occupare.

Quando c’è un’occupazione la prima cosa di cui si può stare sicuri è che il popolo sottomesso non ne sarà felice, ed è logico che non possa accettare tale sopruso. Il diritto alla proprietà privata vale per l’uomo qualunque ma anche per lo Stato, per le popolazioni: di quello che è tuo hai diritto di essere padrone, e quindi ti organizzi per difenderlo. Noi ci siamo organizzati contro il fascismo nel ’26. Come abbiamo già ricordato, Kosovel, il grande poeta morto a ventidue anni, incitò all’opposizione in nome della libertà. Due anni dopo la sua morte esisteva già una prima organizzazione antifascista, naturalmente clandestina. Il primo attacco antifascista avvenne nel 1930 e in seguito a questo furono fucilati quattro ragazzi, il più giovane aveva ventidue anni. L’organizzazione antifascista era nata per la libertà e per l’unione alla Jugoslavia.

L’idea dell’unione alla Jugoslavia andava contro i voleri dell’Italia che aveva conquistato nel 1918 il territorio sloveno: doveva essere la nostra forma di Risorgimento. Un paese occupato, che non ha chiesto di essere protetto e che viene occupato con la forza, tenta di liberarsi.

Non sempre la liberazione è organizzata da un partito, basta che la popolazione si rivolti contro.

Per esempio prendiamo la Resistenza slovena. I comunisti consideravano il fronte di liberazione sloveno come un movimento dei lavoratori, rivoluzionario; i democristiani dall’altra parte consideravano la Resistenza come un’opposizione allo straniero, che in questo caso era diventato, da un giorno all’altro, il tedesco, cioè Hitler, l’esercito tedesco.

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