Raybearer by Jordan Ifueko

autore:Jordan Ifueko [Ifueko, Jordan]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Fazi Editore
pubblicato: 2022-12-27T11:07:15+00:00

Non avrei più disobbedito al capitano Bunmi.

Restate accanto al kiriwi. Camminavo così a ridosso di quelle erbe odorose che i loro rami mi graffiavano le gambe. La Selva mi aveva trascinata via dal bordo del sentiero nell’istante in cui lo avevo lasciato. Sanjeet – il vero Sanjeet – doveva avermi vista scomparire. Ce l’aveva fatta ad arrivare dall’altra parte?

Se non altro non dovevo preoccuparmi di incontrare umani malintenzionati. La maggior parte dei briganti e dei ladri teneva troppo alla vita per metterla a rischio nella Selva.

Ogni passo mi risuonava nella testa. La calura del pomeriggio mi toglieva il respiro. Prima di lasciare Yorua, per evitare di incontrare i fratelli di concilio, avevo saltato la colazione. Kirah aveva mentito a tutti loro, dicendo che Thaddace mi aveva mandata ad arbitrare un processo. In un luogo molto lontano. Se fossi morta in quella landa desolata, gli unici amici che avessi mai avuto non lo avrebbero mai scoperto.

Illusori mormorii si diffusero dalle ombre degli alberi. Udii le voci dei miei fratelli di concilio, amabili e clementi.

«Tar? Sei tu?».

«È lei! È Tarisai!».

«Am ti ringrazio...».

«Ti cerchiamo da quando hai lasciato il mastio. Non ti accusiamo per quello che è successo a Dayo, Tar. Sappiamo che non è stata colpa tua. Torna a casa...».

«Risparmiatevi la fatica», sbottai, rivolta alle ombre. «Non lascerò questo sentiero, quindi tanto vale che chiudete il becco!». Poi, raccolte le mie ultime forze, scagliai il calore del Raggio nella Selva. Riuscii a percepire Sanjeet. Era ancora vivo.

La speranza incoraggiò i miei passi, anche se quando provai a parlargli tramite il Raggio lui non rispose. Era come se la sua mente fosse immersa nell’acqua: la guardia che solitamente la proteggeva era svanita. Un frammento dei suoi pensieri filtrò attraverso la nebbia.

Guardati, fratello. Non riesco a credere a quanto sei forte.

Sanjeet era felice. Felicissimo. Con chi diavolo stava parlando? Continuai a scandagliare con il Raggio, e lo percepii un po’ più avanti lungo il sentiero. Sentii voci di giovani e un suono simile al clac delle armi di legno d’esercitazione.

«In nome di Am, ma cos’è?», mormorai. Un passo ancora, e di colpo l’intero paesaggio mutò.

Ruotai su me stessa sbattendo le palpebre. La distesa erbosa, prima deserta, ora era punteggiata di tende, e del fumo si levava dai fuochi dei bivacchi. Giovani in uniforme tutti scarmigliati si addestravano con i loro capitani, ognuno con indosso il sigillo di un cobra. Dai loro accenti, si sarebbero detti mercenari dhyrmani. Con prudenza, feci un passo indietro.

L’accampamento scomparve.

Strisciai avanti di un passo e i mercenari ricomparvero.

La scena era di una vividezza sbalorditiva. Riuscivo perfino a sentire l’odore delle spezie diffondersi dai fuochi. Ma quando cercai le imperfezioni di quell’illusione, le trovai. Tende che non facevano ombra. Guerrieri che lottavano senza lasciare impronte sul fango. «Per la Storia di Am», mormorai. Perché mai gli spiriti avrebbero dovuto creare una messinscena tanto particolareggiata?

Poi lo vidi: la sola persona vivente in un accampamento di fantasmi.

«Jeet», gridai.

Stava guardando altrove, rideva. Quel suo riso così raro e tonante mi diede una tale gioia che mi chiesi se la Selva non lo avesse evocato proprio per sedurmi.

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