Rhapsody in black In Vespa dall'Angola allo Yemen by Bettinelli Giorgio

autore:Bettinelli, Giorgio [Bettinelli, Giorgio]
La lingua: eng
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00

A pesar de todo

Il Doogles Lodge di Blantyre è un porto di mare dove incontri viaggiatori backpackers, uomini d’affari, avventurieri, expat, artisti, ragazze malawiane in cerca di un matrimonio europeo, ubriaconi, studenti camuffati da guide turistiche, gruppi affiatati o male assortiti di Avventure nel Mondo, ragazze europee in cerca di un’avventura africana, ragazzi mormoni in camicia bianca, Bibbia e cravatta che cercano di convertirti, prostitute travestite da studentesse, giramondo in bicicletta, in moto e a piedi... E molto di più.

Ci ero già stato tre anni prima, e conservavo un ricordo piacevole, anche se un po’ nebuloso, del Doogles e degli incontri avuti sotto le luci soffuse del suo bar e sulle sedie a sdraio disseminate nel giardino (tranne un incontro un po’ meno piacevole con una studentessa ugandese di Kampala in vacanza in Malawi, con la pelle lucida come liquirizia e un modo simpatico di masticare la erre, che nel giro di una mezz’oretta di chiacchiere in giardino, e due Baileys che si era fatta offrire, è stata capace di sfilarmi tre banconote da mille kwacha dalla tasca posteriore dei jeans, senza che mi accorgessi minimamente né del lavorio delle sue dita né del fatto che, in un’occasione almeno, si fosse avvicinata a me fin quasi a sfiorarmi. Poi saluta con un bel sorriso, ringrazia e se ne va: una vera professionista!).

A due passi dalla stazione degli autobus, e a trecento metri dal ponte della ferrovia e dalla stazione dei treni, il Doogles Lodge è situato nell’unica zona relativamente pericolosa di Blantyre, una città che peraltro gode di una buona reputazione riguardo al livel lo di criminalità spicciola e ai rischi reali di aggressioni e furti ai danni degli stranieri. Se stai tornando di notte al Doogles con un Rolex d’oro al polso e il portafoglio gonfio e bene in vista, stai pur sicuro che sotto il ponte della ferrovia rischi qualcosa di sgradevole, e rischi grosso. Ma se sei già nel giardino del Doogles in pieno giorno, e offri due Baileys chiacchierando amenamente di Carlos Castaneda e di Taxi Driver con Robert De Niro rapato come l’ultimo dei mohicani, in teoria non dovrebbe succederti niente di spiacevole, anche se in pratica le cose a Blantyre sanno andare diversamente.

Adesso arrivo davanti al Doogles a mezzogiorno in punto, dopo aver percorso complessivamente 230 chilometri da quando ho lasciato Tete di prima mattina, 120 dei quali, dalla frontiera di Zó-buè fin lì, tra colline tappezzate del verde intenso delle piantagioni di tè e tabacco, e pochi villaggi che sembrano già solo poveri, non più miserevoli (e nella povertà c’è ancora un po’ di speranza; nella miseria la speranza non c’è quasi più) come lo sono la periferia di Tete o le capanne che punteggiano la terra rossastra mozambicana, tra lo Zambesi e il confine.

Con tutti i suoi problemi, e non sono pochi, il Malawi è sempre stato un paese relativamente tranquillo, almeno per gli standard africani; non è passato attraverso una lunga guerra d’indipendenza e un’ancor più sanguinosa guerra civile, e la

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