Risposte sul senso della vita by Dalai Lama

Risposte sul senso della vita by Dalai Lama

autore:Dalai Lama [Dalai Lama]
La lingua: ita
Format: epub
editore: RIZZOLI LIBRI
pubblicato: 2020-12-10T12:00:00+00:00


IL QUARTO DIBATTITO

Secondo la nozione cristiana di Dio, Egli è onnisciente, pietoso verso tutti, onnipotente e creatore. La concezione buddhista del Buddha è la stessa, eccetto il fatto che Egli non è il creatore. Fino a che punto il Buddha esiste separatamente dalla nostra mente, come i cristiani credono che faccia il loro Dio?

Ci sono due modi per interpretare tale questione. Il problema generale è se il Buddha sia una cosa separata dalla mente. Ora, in un senso, si potrebbe domandare se il Buddha sia o non sia un fenomeno attribuito o etichettato dalla mente e, naturalmente, tutti i fenomeni in questo senso si devono dire etichettati dal nome e dal pensiero concettuale. Il Buddha non è un fenomeno separato dalla mente perché le nostre menti lo attribuiscono o lo etichettano per mezzo di parole e del pensiero concettuale.

In un altro senso, il problema potrebbe consistere nel chiedersi qual è la relazione della buddhità con la nostra mente e, in questo senso, dobbiamo dire che la buddhità, o stato del pieno risveglio, è lo scopo che dobbiamo conseguire. La buddhità è l’oggetto di rifugio che ne risulta. La nostra mente è connessa con la buddhità (non ne è separata) nel senso che questo è qualcosa che realizzeremo gradualmente attraverso la sistematica purificazione della nostra mente. Perciò, purificando la nostra mente passo dopo passo, alla fine conseguiremo lo stato di buddhità. E quel Buddha che alla fine diverremo è un continuum rispetto a noi stessi, ma è diverso, per esempio, dal Buddha Śākyamuni. Sono due persone distinte. Non possiamo conseguire l’illuminazione del Buddha Śākyamuni, perché essa è un suo possesso individuale.

Se, invece, la questione si riferisce al fatto che la nostra mente sia o non sia separata dallo stato di buddhità e se assumiamo il termine buddhità per riferirci alla purezza essenziale della mente, allora è ovvio che è qualcosa che possediamo già da ora. Perfino oggi, la nostra mente possiede la natura della purezza essenziale. Questa è chiamata la «natura buddhica». Possiamo chiamare «natura buddhica» anche la natura reale della mente, la schietta proprietà della conoscenza e la chiarezza non contaminata da pensieri concettuali. Per l’esattezza, è la più recondita mente di chiara luce a essere chiamata «natura buddhica».

Quando si produce merito, si riconosce che i cristiani creano merito tanto quanto i buddhisti, sicché l’intera sorgente di merito non può risiedere esclusivamente nell’oggetto, cioè il Buddha o Dio, al quale si fanno offerte. Questo mi induce a pensare che la sorgente del merito sia nella nostra mente. Per piacere, potrebbe fare qualche osservazione in proposito?

La cosa più importante è la motivazione, ma probabilmente c’è qualche differenza in relazione all’oggetto al quale si fanno offerte. Tuttavia, la motivazione pura deve essere basata sul ragionamento, cioè deve essere dimostrata da una cognizione fondata; deve essere incontrovertibile. Ma non c’è dubbio che il fatto fondamentale sia la motivazione.

Per esempio, quando generiamo una grande compassione, assumiamo come nostro oggetto di meditazione gli esseri senzienti. Ma il fatto che la grande compassione sia speciale non è dovuto a niente che provenga dagli esseri senzienti.



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