Satiricon by Petronio

Satiricon by Petronio

autore:Petronio [Petronio]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Garzanti
pubblicato: 2012-07-15T22:00:00+00:00


114 Mentre stavamo chiacchierando di queste cose, il mare cominciò a incresparsi, e grossi nuvoloni addensatisi da ogni parte seppellirono il cielo nel buio. I marinai corrono trepidanti ai loro posti di manovra e ammainano le vele in prossimità della tempesta. Ma né il vento spingeva le ondate in una direzione precisa, né il timoniere sapeva che rotta seguire. A tratti le folate ci spingevano verso la Sicilia, ma ben più di frequente era l’Aquilone, che domina incontrastato sulle coste dell’Italia, a sballottare da una parte e dall’altra la nostra povera nave, e poi – cosa questa assai più inquietante della stessa tempesta – tutto ad un tratto la luce venne risucchiata da tenebre così fitte, che il timoniere non riusciva nemmeno a scorgere tutta la prua. Quando poi fu evidente che il disastro era ormai inevitabile, Lica protese trepidante le mani verso di me e mi disse: «Encolpio, aiutaci tu in questo pericolo, e restituisci alla dea che protegge la nave la veste e il sistro.233 In nome del cielo, abbi pietà di noi, tu che lo hai sempre fatto!».

Mentre mi gridava queste parole, una folata di vento lo scaraventò in mare. Poi riemerse per un attimo tra le onde, ma alla fine l’acqua lo inghiottì coi suoi vortici di morte. Trifena che era a un passo dal fare la stessa... la afferrarono degli schiavi fedeli che la misero su una scialuppa insieme a buona parte dei bagagli, strappandola a morte sicura.

Avvinghiato a lui, gli gridai tra le lacrime: «È dunque questo che ci meritiamo dagli dèi, che a unirci sia solo la morte? Ma la sorte avversa non vuole concederci nemmeno questo. Ecco, tra un attimo le ondate rovesceranno la nave e tra un attimo il mare dividerà il nostro abbraccio d’amore. Dunque, se Encolpio l’hai amato davvero, bacialo finché c’è tempo, e strappa quest’ultima gioia al destino che incalza». A queste mie parole, Gitone si tolse il vestito e, insinuandosi sotto la mia tunica mi porse la testa perché gliela baciassi. Poi, per evitare che un’onda maligna ci spazzasse via stretti com’eravamo in quell’abbraccio, legò insieme i nostri corpi con una cintura e disse: «Se non altro, il mare ci trascinerà insieme un po’ più a lungo, o se invece vorrà essere più pietoso, ci scaraventerà sulla stessa spiaggia, dove qualcuno, per un comune senso di umanità, forse ci coprirà di pietre, o ancora, cosa che alla fine concedono anche i flutti in tempesta, sarà la sabbia a coprirci senza nemmeno saperlo». Io mi attaccai a lui in quell’ultimo abbraccio e poi, sistemandomi come dentro una bara, attesi la morte che adesso non mi faceva più paura. Nel frattempo la tempesta, realizzando il volere del destino, distrusse tutto quel che restava della nave, che ormai non aveva più albero, né timone, né sartie, ma era ridotta a una carcassa senza forma che andava alla deriva in balia delle onde.

*

In un attimo arrivarono dei pescatori, pronti a fare razzia sulle loro piccole imbarcazioni. Ma poi, quando



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