Satyricon by Petronio

Satyricon by Petronio

autore:Petronio
La lingua: ita
Format: epub
editore: UTET
pubblicato: 2012-12-31T16:00:00+00:00


[8]

Che notte mai fu quella, o dèi e dee!

E che morbido letto! Avviticchiati

ardevamo e l’un l’altro per le labbra

ci versavamo l’anima in delirio.

5.

Addio, cure mortali! Io mi spegneva.

Non c’era ragione di rallegrarsi. [9] Difatti, non appena io allentai, stordito dal vino, le mani inebriate, Ascilto, macchinatore d’ogni inganno, mi sottrasse durante la notte il fanciullo e lo trasferì nel suo letto, quindi, voltolatosi a piacere con lui che non gli era fratello, o che questi non si accorgesse dell’oltraggio, o che facesse finta di non accorgersene, si addormentò tra quelle braccia non sue, dimentico di ogni rispetto umano. [10] Fu così che io, quando mi svegliai e tastando il letto mi avvidi che non c’era più la mia gioia, rimasi in forse, se una volta c’è da credere a un innamorato, di trapassare l’uno e l’altro con la spada e di congiungere il sonno alla morte. [11] Poi, appresomi a un partito più saggio, svegliai per un verso Gitone a suon di busse, lanciai per l’altro ad Ascilto un’occhiata feroce: «Con questa scelleraggine – gli dissi – tu hai violato la nostra reciproca fiducia ed amicizia, perciò raccogli più che in fretta le tue cose e va’ in cerca di un altro luogo da sporcare!».

[12] Non mosse obiezioni quello, ma, una volta spartite le spoglie con tutta onestà, «Avanti, – fece, – adesso dividiamo anche il bambino!».

[80, 1] Pensavo volesse congedarsi con una battuta. Ma quello, brandendo con mano fratricida la spada, «No, – disse, – tu non godrai di questa preda, su cui vorresti accomodarti da solo! Un pezzo mi viene, dovessi anche, dopo tante umiliazioni, spiccarlo con questa spada». [2] Io feci da parte mia come lui, e, ravvolto intorno al braccio il mantello, mi misi in guardia per lo scontro. [3] Tra noi due, poveri folli, il bimbo disperato si afferrava in pianto alle ginocchia dell’uno e dell’altro, scongiurandoci con voce supplichevole che quel misero tugurio non facesse da teatro alla coppia di Tebe204, né noi insozzassimo con un reciproco salasso i sacri vincoli di un’intimità così bella. [4] «Ma se – gridava – è comunque necessario che un delitto si compia, ecco la mia gola nuda! Qui volgete i colpi, piantate le lame. Sono io che debbo morire, io che ho distrutto il sacramento dell’amicizia». [5] A tali preghiere rinfoderammo il ferro. Ed Ascilto, per primo, «Io – disse – metterò fine alla contesa. Sia lui, il fanciullo, a seguire chi crede, ché almeno nella scelta del fratello abbia piena libertà». [6] Io, sicuro com’ero che l’antica consuetudine si fosse trasformata in legame di sangue, non ebbi timore alcuno, che anzi colsi la proposta a volo, rimettendo al nostro giudice la vertenza. Ma lui nemmeno ci pensò sopra, se non altro per far credere a una qualche esitazione, ché già all’ultima mia parola si tirò su e scelse Ascilto per fratello. [7] Fulminato da questa sentenza, così come mi trovavo, senza spada più, mi lasciai cadere sul lettuccio, e, sotto il peso della condanna, avrei rivolto contro di me le mie mani, non fosse stata la rabbia per la vittoria del nemico.



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