Schiava per vendetta by Ann Owen

Schiava per vendetta by Ann Owen

autore:Ann Owen [Owen, Ann]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Historical Romance, schiava per vendetta, sottomissione, Letteratura erotica, Erotic, dominazione
pubblicato: 2014-02-22T23:00:00+00:00


26.

Una notte con la Banda dei Coltelli era sempre complicata; una notte di febbraio con la Banda dei Coltelli era ai limiti dell’intollerabile. Guy avrebbe voluto bestemmiare, ma si trattenne. Era in piedi, in mezzo a uno scantinato, e aveva al fianco destro James Sutherland, più in là Paul Bailey. Stuart Cavendish era seduto al tavolo, pensoso; poggiava il gomito sul ripiano, reggendosi il mento con la mano, mentre osservava alcuni fogli dove, presumibilmente, aveva reso graficamente il nuovo piano della serata. Li aveva riuniti nonostante fossero già d’accordo sul da farsi, il che significava cambiamento di programma.

Il grigiore dello scantinato era diverso dalla stanza di Jane, dal suo chiarore… da Jane stessa, come la notte dal giorno. Guy fissò il pavimento ricoperto di assi di legno imbarcato. Era più di un mese che l’aveva ad Ashbourne House e, dannazione, non se ne era stancato neppure un po’. Anzi, con una sorta d’inquietudine, si accorgeva che ogni giorno era migliore del precedente. Nonostante i limiti che si era imposto – quel fottuto limite, quel dannato, meraviglioso imene che sognava di lacerare e invece lasciava intatto – i loro momenti insieme lo facevano sentire… un gigante. Sì, era così. Si sentiva crescere, fisicamente, in altezza, larghezza, come se il proprio corpo venisse riempito dall’interno di… di cosa?

Soddisfazione, orgoglio. E a volte gli scappava un altro termine, Felicità, e quello lo spaventava. L’adorazione di Jane per lui cresceva, come previsto; sempre più spontanea dei suoi baci, bisognosa di darli e di riceverli; e dei suoi abbracci, delle sue coccole; e nel suo desiderio per lui che non tentava più di nascondere, c’era la prova del suo successo. Ma ancora non si era arresa del tutto: nei suoi occhi, di tanto in tanto, brillavano lacrime di umiliazione e rabbia. Come il giorno prima, quando l’aveva fatta correre per lo studio a quattro zampe, ordinandole di recuperare una palla di stoffa e di riportargliela. Come una cagna, era ovvio; era stato perfido, e gli aveva dato una strana emozione, una specie di dolore nel vederla svilirsi così e, nello stesso momento, un’incosciente esaltazione nel poterglielo imporre. E dopo, quando l’aveva consolata, Jane si era abbandonata tra le sue braccia, piangendo. Perché mi fai questo, Guy?, aveva singhiozzato contro il suo petto, e lui, bisbigliandole tenere parole senza rispondere alla sua domanda, l’aveva accarezzata, baciata, leccata ovunque; fino a regalarle due travolgenti orgasmi. Shhh, Jane, shhh. Va tutto bene, piccola. Metodo vecchio come il mondo, quello. Era tutto lì; doveva ripeterselo spesso, quando lei era dolce e bisognosa di lui. Non valeva nulla, non sarebbe durato, neppure esisteva; era solo addestramento; nient’altro.

Nient’altro, Guy; non rifare errori del passato.

Isabelle Smith entrò trafelata nello scantinato. La donna – consorella, doveva chiamarla, si chiese Guy? ma suonava davvero male, suvvia – corse verso il cerchio dei Coltelli, fermandosi accanto a Guy con le mani dietro la schiena. Al centro della circonferenza, in terra, c’era la scatola rossa che conteneva i loro numeri.

«Quarto Coltello» sorrise Paul Bailey. «Ben arrivata.»

«Ti avevo detto di non preoccuparti, Five» disse Sutherland con uno sprezzante sorriso.



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