Schiavi d'amore by Margaret Moore

autore:Margaret Moore
La lingua: ita
Format: azw3
Tags: Romance, Foreign Languages, Italian, Foreign Language Fiction, Literature & Fiction
editore: HARLEQUIN MONDADORI
pubblicato: 2014-11-09T23:00:00+00:00

9.

«Potete andare, adesso» disse la signora Murphy, molto più tardi, soffiandosi il naso.

Bronwyn le voltò le spalle per non vedere il suo sguardo accusatore. Forse era meglio che andasse nel capanno. Lì non poteva rendersi utile in alcun modo e in fondo al cuore aveva paura di trovarsi davanti a William Powell. Che cosa avrebbe fatto se lui l’avesse ritenuta colpevole della morte di suo padre?

Inoltre quella povera fuggiasca affamata e piena di paura era ancora nascosta nella cappella. Doveva portarle qualcosa da mangiare.

Sospirando, prese il cestino che aveva riempito con pane, latte, formaggio e una fetta di torta e si preparò ad andare nel suo capanno per prendere due coperte.

«Che cosa c’è lì dentro?» domandò la signora Murphy.

Prima che lei potesse rispondere, apparve William.

«Qual è il problema?» chiese, guardando dall’una all’altra. La sua voce era così fredda, calma e distaccata da far dubitare a Bronwyn che fosse lo stesso uomo che aveva visto piangere disperato poco prima.

«È lei» affermò la signora Murphy, piangendo. «Sapevo che avrebbe portato solo dei guai. Se non fosse stato per lei, il tuo caro papà sarebbe ancora…»

«Non dite mai più una cosa simile! Nessuno è colpevole della sua morte.» William si rivolse a Bronwyn. «Signorina Davies, desidero parlarvi.»

Afferrando il cestino, Bronwyn lo superò e andò sotto il portico, sperando che il battito furioso del suo cuore si calmasse mentre lottava contro l’impulso quasi incontrollabile di abbracciarlo. Non come un’amante, ma come un’amica che vuole recare conforto.

«Allontaniamoci da casa» sussurrò lui alle sue spalle.

In silenzio si diressero verso il frutteto.

«Sono profondamente addolorata» esordì lei a un certo punto, non sopportando più la tensione. «Se avessi saputo quello che sarebbe successo, non avrei urlato in quel modo. Dovete credermi.»

William si fermò sotto un melo e guardò per terra. «Non ve ne faccio una colpa, Bronwyn» mormorò. «Prima o poi doveva succedere.»

Lei respirò di sollievo. «Tuttavia, se avessi immaginato…»

«Non parliamone più» tagliò corto lui con un’asprezza improvvisa. «Quello è il cestino per la donna nella cappella?»

«Penserò io a portarle da mangiare e delle coperte per stare calda e cercherò anche qualcosa da farle indossare» rispose Bronwyn, sconcertata da quel brusco cambiamento di tono.

«Bene. Purtroppo bisognerà che rimanga qui. Penso che nemmeno un funerale impedirà ai cacciatori di schiavi di tenere d’occhio la fattoria. Porterò un messaggio alla Ferrovia Sotterranea per avvertirli della sua presenza.»

Lei sbarrò gli occhi. «Conoscete quelli della Ferrovia?»

William annuì.

«Non lo sapevo. Avreste dovuto dirmelo.»

«Per quale motivo?»

«Vi avrei aiutato.»

«È troppo pericoloso. Preferirei che non ne parlaste con nessuno.»

«Ma certo! Manterrò il segreto, ma voi dovete permettermi di fare qualcosa.»

«No.»

«Adesso capisco certi vostri discorsi, ma dovete cercare di capirmi anche voi. È per questo che sono venuta in America. Dev’esserci qualcosa che posso fare. Cucinare, confezionare dei vestiti, scrivere delle lettere. Qualunque cosa!»

«Lo dirò al nostro coordinatore. Sta a lui decidere.»

Bronwyn gli lanciò un’occhiata di sottecchi. «Grazie d’essere accorso in mio aiuto. Mi scuso per tutto quello che ho detto o pensato di voi.»

«Io vi ringrazio d’aver cantato per mio padre.

Si è spento con dolcezza, portato via dalle ali della musica che amava.

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